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Dagli specialisti un decalogo per la procreazione assistita

Circa 80 mila coppie in Italia si rivolgono alla procreazione medicalmente assistita (Pma) per far nascere 14.000 bambini (nel 2018 sono stati il 3% del totale). Ma sono diversi i messaggi “non controllati” che possono arrivare dalla pubblicità e dal web. Per questo la Società italiana di Fertilità e Sterilità-Medicina della Riproduzione (Sifes-Mr), riunita dal 7 al 9 ottobre per il suo Congresso nazionale, lancia un decalogo per pazienti e medici e un osservatorio che monitorerà il panorama italiano.

“L’infertilità può ferire le persone – evidenzia il presidente Sifes-Mr, Filippo Maria Ubaldi – rendendole emotivamente fragili e facile bersaglio di informazioni in alcuni casi non basate su evidenze scientifiche”. “La Corte di Giustizia dell’Unione Europea – spiega Carlo Bulletti, consigliere della Sifes-Mr – ha ritenuto legittime le limitazioni all’utilizzo della pubblicità da parte dei professionisti sanitari. Ma in molti Paesi europei, Italia inclusa, non esistono controlli di autorità terze.

Circolano promozioni di centri di fecondazione in vitro sul territorio nazionale e in Spagna, Grecia, Cipro, Malta, che promettono risultati del 70% con il trasferimento di un solo embrione indipendentemente dalle caratteristiche anagrafiche e cliniche delle coppie, o l’80% di successo al primo tentativo di Pma. Altre che promuovono su cartellonistica stradale che 9 coppie su 10 avranno un bambino nel loro centro, senza altra specifica. Altre ancora assicurano un tasso di gravidanza di oltre il 90%”. Ecco perché Sifes-Mr ha preparato un decalogo di regole. I medici della società scientifica mettono in guardia da “una clinica che strilla risultati clamorosi, superiori agli altri e al di fuori degli standard internazionali, in Italia o all’estero”. Una “grande clinica”, continuano, è “solo quella che offre un trattamento efficace, è quella con personale compassionevole, prezzi chiari, processi amministrativi senza soluzione di continuità e un ottimo supporto emotivo”, concludono”. (ANSA).
   

Fonte Ansa.it

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