Divise nella vita, ma unite nella prevenzione delle malattie e nella ricerca del proprio benessere psicofisico. A tutte le donne presenti negli istituti penitenziari – alle poliziotte che prestano servizio e alle detenute che scontano la loro pena – è rivolto il protocollo d’intesa fra Atena Donna e Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, sottoscritto dalla Presidente della onlus, Carla Vittoria Maira, e dal Provveditore regionale di Lazio, Abruzzo, Molise e Campania, Carmelo Cantone.
Il progetto #Liberalamente prevede l’organizzazione di una serie di incontri di volontariato sanitario da tenersi mensilmente all’interno degli istituti e delle sezioni femminili delle case circondariali e di reclusione e destinati, appunto, a tutte le donne presenti nelle strutture delle quattro regioni.
Medici e specialisti affronteranno con loro, di volta in volta, temi riguardanti la prevenzione e i trattamenti di varie patologie femminili e, in generale, percorsi di attenzione per favorire il benessere personale e la salute. Si partirà dagli istituti del Lazio dove, da metà novembre, partiranno gli incontri mensili con lo psicoterapeuta Salvo Noè.
“Parte un progetto pensato esclusivamente al femminile – sottolinea Bernardo Petralia, Capo del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria – e che all’interno degli istituti penitenziari si rivolgerà complessivamente a circa 6.500 donne, corrispondenti al 4% della popolazione detenuta e al 12% del personale di Polizia Penitenziaria. È un percorso fortemente sostenuto dalla Ministra Marta Cartabia e che mette al centro, senza barriere, la ricerca del benessere di tutte le donne, che ogni giorno si trovano a coabitare all’interno delle nostre carceri”.
“Durante il complesso periodo che abbiamo vissuto con il lockdown, perdendo la nostra quotidianità – dice Carla Vittoria Maira, presidente della onlus Atena Donna – abbiamo percepito la limitazione dello spazio e della libertà e questo ci ha fatto riflettere su quanto queste sensazioni possano essere esasperate per le donne che vivono quotidianamente questa condizione.
Quindi abbiamo pensato di sostenerle con questo progetto realizzato in collaborazione con il DAP. Anche ispirate dalle parole di Papa Francesco, quando sostiene che bisogna fare in modo che la pena non comprometta il diritto alla speranza, e che mentre si rimedia agli sbagli del passato, non si può cancellare la speranza nel futuro”. (ANSA).
Fonte Ansa.it