“In Italia il 15-20% dei bambini soffre di dermatite atopica, con differenti gradi di gravità che rientrano in uno spettro molto ampio. La maggior parte di questi casi viene trattata in ambulatorio, mentre quelli più gravi vengono indirizzati presso i centri di riferimento, di solito regionali”. Lo spiega il dermatologo Arturo Galvan, che terrà il corso ‘La dermatologia pediatrica territoriale. Casistica clinica e focus su dermatite atopica, psoriasi, acne e infezioni cutanee’ nell’ambito del primo giorno di ‘Napule è… Pediatria preventiva e sociale’. È l’evento in live streaming sulla piattaforma digitale Health Polis, iDea Congress, organizzato dalla SIPPS (Società Italiana di Pediatria Preventiva e Sociale), che parte oggi fino al 20 settembre.
Nel corso degli ultimi mesi, aggiunge il dermatologo, i medici che operano sui territori hanno assistito a un cambiamento nel comportamento dei pazienti e, se questi sono bambini, anche dei genitori. Questi ultimi, “hanno sempre fatto triage, cercando di stabilire se fosse il caso o meno di portare il figlio dal medico. Le restrizioni e le indicazioni legate alla pandemia hanno accresciuto il loro senso di responsabilità e così negli ambulatori sono arrivati solo i casi davvero gravi”. La cautela utilizzata dai genitori e l’aver aspettato di più prima di portare i bambini dallo specialista ha però prodotto anche un effetto negativo: “Ora stiamo riscontrando quadri clinici peggiori”.
La riduzione degli accessi sia negli ambulatori che nei pronto soccorso è legata anche “al grande lavoro fatto dai pediatri durante i mesi del lockdown e in generale durante questa pandemia. In tanti sono stati accusati di aver tenuto chiusi gli ambulatori, ma in realtà hanno continuato a lavorare moltissimo al telefono, facendo triage pure attraverso le foto inviate dai genitori”. Uno strumento, quello della telemedicina, molto efficace sul fronte dermatologico, soprattutto, spiega lo specialista, “per i pazienti che avevano già avuto una diagnosi e necessitavano solo del follow up. Con i colleghi dei nostri territori di appartenenza abbiamo cercato di fare rete e- constata Galvan- abbiamo lavorato bene e stiamo continuando a farlo”.
Sul fronte dei sintomi del Covid nei bambini e delle manifestazioni dermatologiche, lo specialista chiarisce che nessuna manifestazione sulla pelle possa essere considerata un’avvisaglia dell’aver contratto il virus. “È importante capire – ribadisce Galvan- che se il bambino è sintomatico e ha contemporaneamente anche manifestazioni cutanee, queste ultime possono essere correlate al Covid. In alcuni casi, però, eseguendo il tampone a bambini con manifestazioni cutanee, l’esito è stato negativo, facendo pensare che i piccoli pazienti fossero guariti o avessero una carica virale talmente bassa da non essere rilevata dal tampone”. La manifestazione maggiormente riscontrata dai dermatologi, nei primi mesi della pandemia, “era simile a geloni sulla mani e soprattutto sui piedi. Un fenomeno sul quale invece i medici si stanno concentrando- conclude Galvan- è l’improvvisa scomparsa di queste manifestazioni, che abbiamo visto in numero consistente nei primi mesi della pandemia e non notiamo quasi più ora”.