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Due metri di distanza a tavola, quarantena anche per vaccinati

Due metri di distanza a tavola senza mascherina, quarantena anche per i vaccinati in caso di contatti stretti con positivi, vaccino anche a chi ha avuto il Covid dopo 3-6 mesi dall’infezione ma una sola dose. Sono alcune delle nuove raccomandazioni di Iss e Inail per il contenimento dell’epidemia di fronte al diffondersi delle varianti.  A seguito della circolazione di varianti del virus, si sottolinea nel documento, “non è indicato modificare le misure di prevenzione e protezione basate sul distanziamento fisico, sull’uso delle mascherine e sull’igiene delle mani; al contrario, si ritiene necessaria una applicazione estremamente attenta e rigorosa di queste misure”. Relativamente al distanziamento fisico, in particolare, “non vi sono evidenze scientifiche che dimostrino la necessità di un incremento della distanza di sicurezza a seguito della comparsa delle nuove varianti virali; tuttavia, si ritiene che un metro rimanga la distanza minima da adottare e che sarebbe opportuno aumentare il distanziamento fisico fino a due metri, laddove possibile e specialmente in tutte le situazioni nelle quali venga rimossa la protezione respiratoria come, ad esempio, in occasione del consumo di bevande e cibo”

I contatti stretti di un caso di COVID-19 possono essere vaccinati ma “dovrebbero terminare la quarantena di 10-14 giorni prima di potere essere sottoposti a vaccinazione”.  Anche i soggetti vaccinati, “seppur con rischio ridotto, possono andare incontro a infezione da SARS-CoV-2 poiché nessun vaccino è efficace al 100% e la risposta immunitaria alla vaccinazione può variare da soggetto a soggetto. Inoltre, la durata della protezione non è stata ancora definita”. Il rischio di reinfezione da SARS-CoV-2, si sottolinea nel rapporto, è stato valutato in uno studio multicentrico condotto su oltre 6.600 operatori sanitari nel Regno Unito. I risultati mostrano che “nei soggetti con pregressa infezione da SARS-CoV-2 la probabilità di reinfezione sintomatica o asintomatica è ridotta dell’83%”. Una persona, si spiega nel documento, “può infettarsi nei giorni immediatamente successivi alla vaccinazione, in quanto l’organismo necessita di un tempo minimo per sviluppare una completa risposta immunitaria protettiva. Nella maggioranza della popolazione vaccinata, la prima dose di vaccino evoca un’iniziale risposta immunitaria che conferisce una protezione solo parziale”. Questa inizia, a seconda del tipo di vaccino, per quelli a mRNA dopo circa 2 settimane dalla prima dose, mentre per il vaccino AstraZeneca la protezione inizia da circa 3 settimane dopo la somministrazione della prima dose. Per tutti i vaccini al momento in uso in Italia “è necessaria la somministrazione della seconda dose di vaccino al fine di ottenere una protezione ottimale” Una persona, al momento della vaccinazione, chiarisce inoltre il rapporto, “potrebbe essersi già infettata con SARS-CoV-2 e trovarsi senza saperlo in fase di incubazione. In questi casi, l’infezione può manifestarsi dopo la vaccinazione e prima dello sviluppo di una risposta protettiva completa”. Il Ministero della Salute raccomanda di sequenziare i campioni positivi di individui vaccinati anti-COVID-19 al fine di verificare l’eventuale occorrenza di un’infezione da nuova variante virale.

Fonte Ansa.it

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