Il consumo di antibiotici in Italia, nonostante il trend in riduzione, e’ ancora superiore alla media europea. E non e’ una buona notizia, considerando il grave fenomeno dell’antibiotico-resistenza. E’ quanto si evince dal Rapporto 2017 sull’uso degli antibiotici in Italia, curato da Aifa.
Si conferma una grande variabilita’ nei consumi e nella spesa tra le regioni. Le differenze d’uso non riguardano solo il numero delle prescrizioni ma anche la tipologia degli antibiotici prescritti (ad esempio il tipo di molecole; spettro ampio oppure ristretto). Per i consumi in ambito territoriale (assistenza convenzionata), si osserva una notevole varieta’ regionale con un range che va da 10,5 a 28,1 dosi al giorno per mille abitanti (la media nazionale e’ di 19,7 dosi).
I valori sono piu elevati al Sud e nelle Isole e inferiori al Nord. Il rapporto indica che gran parte dell’utilizzo degli antibiotici avviene su prescrizione del Medico di Medicina Generale o del Pediatra di Libera Scelta. Pertanto la medicina generale rappresenta il punto focale per il monitoraggio del consumo di questa categoria di farmaci e per l’implementazione di iniziative di informazione e formazione per migliorare l‘appropriatezza prescrittiva.
Emerge anche un’importante criticita’: una parte rilevante di prescrizioni potrebbe essere evitata. Cio’ e’ suffragato dall’ampia oscillazione stagionale dei consumi di antibiotici, fortemente influenzata dall’andamento delle infezioni virali nei mesi freddi e dai piu’ accentuati picchi di sindromi influenzali registrati in alcuni anni.
Ad esempio, i fluorochinoloni rappresentano una classe di antibiotici di particolare rilevanza, sia per la capacita’ di indurre resistenza che per il rischio di effetti indesiderati. Si osservano consumi molto elevati anche nelle sottopopolazioni, in cui il loro uso e’ spesso inappropriato (donne con eta’ compresa tra 20 e 59 anni, trattate per infezioni non complicate delle basse vie urinarie) o laddove vi e’ un particolare profilo di rischio associato (anziani over 75 anni ad aumentato rischio di danni tendinei).
Anche l’Agenzia Europea dei Medicinali (EMA) ha chiaramente raccomandato di usare i fluorochinoloni con particolare cautela in questi pazienti, che sono uno dei gruppi a maggior rischio di effetti indesiderati. L’utilizzo, pur molto frequente in tutte le regioni (Lombardia e Veneto per il Nord; Lazio e Toscana per il Centro; Campania e Puglia per il Sud), rivela un gradiente incrementale Nord-Sud, in linea con quanto osservato in generale per i consumi di antibiotici in ambito territoriale.
Questi dati mostrano quindi che, nonostante le raccomandazioni dell’EMA, in alcune aree del Paese, un anziano su tre riceve almeno una prescrizione di fluorochinoloni all’anno. Da sottolineare che l’associazione amoxicillina/acido clavulanico e’ l’antibiotico piu’ utilizzato sia in ambito territoriale che ospedaliero. I dati contenuti nel Rapporto suggeriscono un probabile sovra-utilizzo di questa associazione, laddove potrebbe essere indicata la sola amoxicillina, che ha uno spettro d’azione piu’ selettivo e ha quindi un minor impatto sulle resistenze.
Cio’ e’ particolarmente evidente nella popolazione pediatrica. Tale fenomeno e’ in contrasto con l’indicazione contenuta in molte linee guida, secondo le quali l’amoxicillina e’ considerata la terapia di prima scelta per il trattamento in ambito territoriale delle infezioni batteriche piu’ frequenti in pediatria, quali la faringotonsillite streptococcica e l’otite media acuta.
Nella popolazione pediatrica (0-13 anni) si osserva un picco di prevalenza d’uso del 50%, nel primo anno di vita del bambino, senza differenze tra maschi e femmine. Questo valore si mantiene pressoche’ costante fino ai sei anni di eta’, sottolineando la necessita’ di porre una particolare attenzione all’uso degli antibiotici in questa fascia di popolazione.
agi