Ci sono modi più o meno dannosi di assumere nicotina e, anche se ancora non se ne conoscono le conseguenze a lungo termine, di alcuni prodotti è possibile affermare che sono ‘a rischio modificato’. Lo ha affermato in apertura della conferenza annuale del Food and Drug Law Insitute (Fdli). quest’anno in forma virtuale, Mitchell Zeller, Direttore del Center for Tobacco Products dell’Fda.
“L’Fda sta cercando di essere onesta nei suoi messaggi – ha spiegato Zeller, la cui agenzia ha approvato la commercializzazione di Iqos, il sistema che scalda il tabacco senza bruciarlo e dello Snus, il tabacco masticabile, come ‘prodotti a rischio modificato’ -, sappiamo che c’è un ‘continuum’ nel rischio, e che ci sono vie più o meno dannose di rilasciare la nicotina nel corpo”.
Durante l’evento è emersa spesso l’esigenza di informare di più il pubblico sulle caratteristiche dei diversi dispositivi che rilasciano nicotina. “Noi sappiamo che non è la nicotina che uccide, ma c’è molta disinformazione – ha osservato David Sweanor, della University of Ottawa -. Ci sono paesi che sono riusciti a cambiare il loro mercato, i consumatori sanno cambiare abitudine se hanno le giuste informazioni”.
Proprio su questo tema è di recente pubblicazione uno studio sull’International Journal of Environmental Research and Public Health, che ha Sweanor fra gli autori. Analizzando i dati delle vendite di sigarette tradizionali e di dispositivi ‘heat not burn’ in Giappone è emerso che le sigarette sono scese del 38% tra il 2011 e il 2019, ma con una accelerazione dopo il 2016, mentre quella di tabacco in generale è calata del 19%.
L’accelerazione – conclude lo studio – corrisponde all’introduzione in commercio e alla crescita delle vendite dei dispositivi che scaldano il tabacco”. L’ipotesi che le alternative possano aiutare ad abbandonare le sigarette tradizionali è stata accolta anche dalle autorità britanniche. Public Health England, ad esempio, ha inserito anche lo ‘shift’ dalle sigarette ai prodotti senza combustione tra i messaggi della campagna ‘Stoptober’, che ogni anno esorta a smettere almeno per un mese.
Fonte Ansa.it