“Con Engage prosegue l’impegno di Amgen a sostenere la comunità medico scientifica nella presa in carico olistica dei pazienti che affrontano la complicata gestione delle metastasi ossee. ‘Close the gap’, il tema della giornata mondiale del cancro di quest’anno, ci invita a ‘colmare il divario’ – dichiara Maria Luce Vegna, Direttore Medico Amgen Italia –. E l’impegno di Amgen in questa direzione vuole mantenere uno sguardo ampio: dalla volontà di alimentare un luogo d’incontro e di scambio sempre più proficuo tra i bisogni dei pazienti e la risposta dei Clinici, al contributo a uniformare e accelerare l’accesso alle cure più avanzate su tutto il territorio nazionale.”
GIORNATA MONDIALE CONTRO IL CANCRO, ‘ASCOLTARE’ LE OSSA EVITA COMPLICANZE NEL 40% DEI CASI
Prima indagine sulle metastasi ossee
Circa 7 donne su 10 con tumore metastatico al seno e oltre 8 uomini su 10 con tumore metastatico alla prostata, sviluppano anche metastasi ossee: in un caso su 3 sono associate a complicanze scheletriche, tra cui le fratture patologiche. Complicanze tuttavia prevenibili nel 40% dei casi “ascoltando” le proprie ossa e avviando terapie adeguate. Eppure la consapevolezza di quanto oggi può offrire la prevenzione degli eventi scheletrici causati dalle metastasi ossee ai pazienti non è ancora del tutto nota: con l’intento di fare (in)formazione parte domani, in occasione della Giornata Mondiale contro il Cancro (4 febbraio), il ‘Progetto Engage’, promosso da ROPI con il supporto non condizionante di Amgen Italia.
Si tratta di un questionario di 28 domande, reso disponibile dal 4 febbraio sui canali web e social di ROPI (https://www.reteoncologicaropi.it, https://www.facebook.com/reteoncologicaropi), che mirano a conoscere il percepito, conoscitivo e emotivo dei pazienti oncologici, sulle complicanze delle metastasi ossee e sulla loro adeguata conoscenza, in ambito di manifestazioni, prevenzione e cura. Il questionario è dunque ‘strumento’ di aiuto al paziente per ‘ascoltare’ e migliorare la conoscenza delle problematiche ossee e delle sue implicazioni, ma anche di invito alla classe medica oncologica a mettersi in ‘ascolto’ del percepito dei pazienti, del loro bisogno di sapere e di avere fiducia delle opportunità di trattamento. Risposte che possono contribuire a evitare eventi avversi importanti e impattanti sulla qualità di vita e l’aderenza a terapie anti-tumorali efficaci, e segnalare la necessità di iniziative di educazione al paziente.
“ROPI, con Engage, diventa interprete e fautore della prima e grande indagine avviata sulle metastasi ossee, che ha come filo conduttore l’‘ascolto’, richiamando l’importanza dell’umanizzazione della medicina – sottolinea la presidente Stefania Gori, che dirige anche l’oncologia medica dell’IRCCS Ospedale Sacro Cuore Don Calabria di Negrar di Valpolicella (VR) –. La consapevolezza del rischio di complicanze scheletriche è ancora piuttosto scarsa, purtroppo. Sono ancora pochi i pazienti informati su questo tipo di conseguenze e si stima che solo il 25% di chi è affetto da metastasi ossee oggi riceva una terapia specifica per le ossa. È comprensibile che il focus sia sulla terapia per contrastare il tumore, ma è necessario aiutare i pazienti e chi sta loro vicino a comprendere che la cura delle ossa è parte integrante del percorso terapeutico”.
Prendersi cura delle proprie ossa, non significa solo controllare il dolore associato alla malattia metastatica, prevenire le complicanze scheletriche e mantenere una buona qualità di vita, ma aiuta il paziente a mantenere le condizioni necessarie a seguire le terapie oncologiche con costanza e senza interruzioni.