(ANSA) – ROMA, 02 NOV – Ha attraversato e superato un secolo
lasciando segni indelebili. Al servizio dell’uomo. Anticipando i
tempi con il sorriso, l’amore per il lavoro, la mano tesa al
prossimo, la curiosità del nuovo, la modestia e il coraggio.
L’Istituto Neurotraumatologico Italiano (Ini) piange la perdita
del suo fondatore, Delfo Galileo Faroni, scomparso qualche
giorno fa all’età di 101 anni.
Nato a Roma, l’8 agosto 1920, laureato in Medicina,
reumatologo sulle orme dello zio, Tommaso Lucherini, Faroni
affianca, come allievo preferito, Nicola Pende, nei misteri
dell’endocrinologia. Il fondatore di Ini diventerà un grande
medico, consultato per due pontefici malati, Pio XII e Giovanni
XXIII, convocato a Doha dall’Emiro del Qatar per farsi visitare.
Lo ammira, divenendone amica, il Nobel Levi Montalcini. Intanto
avvia il suo disegno più ambizioso: la creazione di strutture
sanitarie a livello nazionale e universitario. Nascono Centri di
eccellenza a Roma, Grottaferrata, Tivoli, Canistro, Veroli,
Guidonia, Fonte Nuova. All’avanguardia perché Faroni intuisce il
ruolo della tecnologia: la Roentgenterapia, il litotritore per
la calcolosi renale e la prima Rmn.
Faroni anche uomo della solidarietà. Durante l’occupazione
tedesca a Roma crea al Policlinico un reparto malattie
infettive. E così le SS non entrano. I pazienti, sono tutti
ebrei, nessuno è malato.
Amico di grandi interpreti di teatro, e grande cultore
dell’Arte, importante la sua collezione. Con il sostegno della
moglie Nadia e dei figli Cristopher, dg del Gruppo Ini e Jessica
alla guida del Gruppo e al vertice dell’Aiop Lazio, la maggiore
associazione della sanità privata regionale. (ANSA).
Fonte Ansa.it