Quando era solo un bambino gli hanno diagnosticato un ritardo mentale: i docenti erano contrari al proseguimento degli studi dopo la terza media. Ma il ragazzo e sua madre hanno sfidato il mondo, vincendo la loro battaglia
Milano – In Italia gli abbassavano i voti per scoraggiarlo. Fabrizio ha 29 anni: in Francia, dove vive, ha conseguito la laurea magistrale e lavora nella pubblica amministrazione. È nato e cresciuto a Cuneo, dove avevano già deciso a priori che non sarebbe mai riuscito a raggiungere risultati del genere. Quando era piccolo gli è stato diagnosticato un ritardo mentale, in terza media i suoi professori hanno apertamente osteggiato il suo proseguimento agli studi: “A scuola erano arrivati persino ad abbassargli i voti per scoraggiarlo”. racconta Marie-Rose, la mamma del giovane, a Tgcom24.
Solo mentre frequentava la terza superiore i medici hanno capito che Fabrizio era affetto dalla sindrome di Asperger, uno dei disturbi dello spettro autistico, cosa che non ha assolutamente fermato Fabrizio dal conseguire due lauree e trasferirsi a Nizza per lavoro.
Marie-Rose ha scoperto che suo figlio era un ragazzo speciale grazie alla maestra della scuola d’infanzia. “Mi ha consigliato di farlo visitare. Io avevo notato delle stranezze, a cui però non avevo dato molto peso: per esempio Fabrizio ha cominciato a parlare molto presto e poi ha smesso. Quando ha iniziato la scuola, stava nel suo angolino e non interagiva con gli altri. Si vedeva che era goffo e non riusciva a fare alcune cose”.
Sindrome di Asperger, questa sconosciuta. “Negli anni ’90 – prosegue Marie-Rose – ancora gli studi sull’autismo non erano così progrediti come oggi. All’inizio a Fabrizio era stato diagnosticato un ritardo mentale. Mi ricordo che il medico mi ha detto: ‘L’unica certezza che ho è che suo figlio non è un vegetale’. Mi sono sentita cadere il mondo addosso. Soltanto in terza superiore abbiamo capito che si trattava dell’Asperger grazie all’intuizione di un luminare dell’autismo. Visto quello che abbiamo passato, ci siamo sentiti sollevati di fronte alla diagnosi di un disturbo dello spettro autistico”.
Prima di allora, Fabrizio è stato “bollato” come ritardato. “Alle elementari e alle medie era un bambino certificato come ritardato. In terza media gli insegnanti non volevano nemmeno che continuasse a studiare. Erano arrivati a togliergli le ore di sostegno e ad abbassargli persino i voti per scoraggiarlo tanto che ho denunciato la scuola. Non riuscivo a vedere mio figlio soffrire così, io mi rendevo conto che lui amava i libri, voleva studiare. Ma i professori avevano indicato per lui al massimo una scuola professionale così imparava a fare il mestiere del padre che è artigiano”.
La scelta di Fabrizio. “Lui voleva fare il liceo delle scienze umane e io l’ho appoggiato in quest’idea. Non perché non volevo che facesse il professionale, ma lo vedevo molto goffo nei lavori manuali, secondo me era difficile che riuscisse a fare il lavoro di mio marito”.
Mamma lo abbiamo fatto insieme, non sarei mai arrivato dove sono se non avessi avuto a fianco una mamma come te
Alle volte serve coraggio, serve sfidare l’obnubilata opinione comune per superare gli ostacoli. Grazie a questa mamma coraggiosa, “Fabrizio si è diplomato con ottimi voti e alla fine delle superiori gli insegnanti si sono raccomandati: ‘Fate studiare questo ragazzo’. Lui ha scelto di fare Scienze Politiche all’università e ha conseguito a Cuneo la laurea triennale. Dopo la laurea gli ho consigliato di andare a Nizza, dove sono nata, per fare un’esperienza di lavoro visto che in Francia ci sono più possibilità che in Italia. Lì è riuscito ad aderire a un progetto per lavoratori portatori di handicap. È stato seguito da uno psicologo, gli hanno prima fatto fare uno stage e poi lo hanno richiamato per le sostituzioni. Questo gli ha permesso di acquisire fiducia in se stesso. Allora un giorno mi ha chiamato e mi ha detto che voleva proseguire gli studi in Francia e si è iscritto alla facoltà di giurisprudenza”.
La decisione di restare in Francia. “All’inizio per lui è stato difficilissimo perché Fabrizio non è bilingue. A causa di quello che per anni è stato considerato un ritardo i medici mi hanno sempre consigliato di parlargli solo in italiano così da facilitargli l’apprendimento scolastico” .
Fabrizio si è tuffato a capofitto negli studi ed è riuscito a laurearsi in tempo con un buon risultato. Poi ha trovato subito lavoro.
Ora il ragazzo “sta lavorando nell’amministrazione pubblica, si occupa di diverse pratiche e intanto sta continuando gli studi per proseguire la carriera nelle relazioni internazionali. Il suo sogno è occuparsi dei rapporti Francia – Italia. Si è ambientato molto bene a Nizza, ora è riuscito a comprare persino casa accedendo a un prestito a tasso zero per i giovani. Anche se ha il rammarico di aver dovuto lasciare il suo Paese. Lui avrebbe voluto vivere qui, vicino a noi, ma purtroppo non c’erano molte opportunità per lui, invece in Francia ha trovato subito lavoro. Ha imparato a gestire le sue cose, a cucinare, a fare la spesa, a tenere la casa pulita, a lavarsi i vestiti. Ora è totalmente autosufficiente e ha fatto tutto da solo”.
Questa bellissima storia si conclude con un invito a tutti i genitori dei bambini e ragazzi affetti da Asperger: “Non mollate mai, sono ragazzi straordinari, bisogna sostenerli in tutto e dare loro fiducia perché possono arrivare dove vogliono”.
È finito un tabù, grazie anche a cinema e televisione. Della sindrome di Asperger si parla sempre più spesso nel mondo dello showbiz. Dallo Sherlock Homes televisivo al matematico Alan Turing del film The Imitation Game, entrambi interpretati da Benedict Cumberbatch, o alla protagonista della serie The Bridge interpretata da Diane Kruger.
Se ne parla nelle serie tv Silicon valley, Community, Parenthood con Max Burkholder “Quel bambino è tanto bravo da sembrare malato”, Boston legal, The Big Bang Theory grazie all’incredibile personaggio di Sheldon Cooper, e anche in Grey’s Anatomy.
Inoltre, sono diversi i volti noti che hanno dichiarato di avere la sindrome di Asperger, tra gli altri gli attori Dan Aykroyd e Daryl Hannah e la cantante Susan Boyle, emersa dal programma televisivo Britain’s got talent, fino ad arrivare al regista Steven Spielberg.
A loro, evidentemente, non era stato detto di “non continuare a studiare”, ma soprattutto sognare.