Oltre 150 persone alla serata informativa organizzata dall’Istituto e dedicata alla relazione tra nutrizione e salute di corpo e mente
Come la nuova medicina nutrizionale contribuisce alla salute di corpo e mente? Come l’alimentazione influisce sui nostri geni? A queste domande ed a molto altro è stato dedicato il convegno organizzato ieri sera da Humanitas Mater Domini, che ha ottenuto una partecipazione di oltre 150 persone.
Con l’obiettivo di sensibilizzare i cittadini sull’importanza di una corretta alimentazione e dare ampia dimostrazione che la nostra salute dipende anche dal modo in cui ci nutriamo e dal nostro patrimonio genetico, la serata informativa ha dato la possibilità ai cittadini di prendere coscienza di come, nell’era della genomica, è possibile intervenire sui geni attraverso la nutrizione, al fine di posticipare l’invecchiamento e tutte le malattie ad esso correlate.
Nonostante l’aiuto della prevenzione abbia permesso un aumento dell’aspettativa di vita, ricerche scientifiche affermano, però, che si sta tornando ad una riduzione degli anni “guadagnati”. Entro il 2050, vedremo infatti un crescente innalzamento del tasso delle cosiddette “non comunicable disease”, ossia di quelle malattie non trasmissibili, quali: tumori, malattie cardiovascolari, diabete, Alzheimer, Parkinson che, già al giorno d’oggi, rappresentano la prima causa di morte in tutti i paesi industrializzati.
“Per contrastare questa tendenza, a giocare un ruolo importante sono anche la prevenzione ed una sana alimentazione”, afferma la dottoressa Marzia Sucameli, specialista in Nutrizione di Humanitas Mater Domini e relatrice del convegno. “Nuovi studi scientifici, infatti, hanno permesso di dimostrare l’interazione tra alimenti e patrimonio genetico. In particolare, la Nutrigenetica ha dato la possibilità di capire come alcune varianti genetiche (Polimorfismi o SNP) siano alle base della diversa risposta degli individui al cibo, mentre la Nutrigenomica come il cibo regola l’espressione dei nostri geni. L’obiettivo della nuova medicina, dunque, sarebbe quello di permettere alle persone di arrivare sani fino a 110anni (età per cui siamo geneticamente programmati), soprattutto senza essere costretti a diventare in tarda età una poli farmacia vivente”, conclude la specialista.