Gli studi scientifici sembrano non essere d’accordo sugli effetti delle diete veg sull’organismo. Ma una cosa è certa, i veg nel mondo crescono come funghi e hanno il diritto di essere ascoltati e di esprimere la propria opinione.
Erbivoro o carnivoro? Onnivoro o crudista? Se è vero che il destino di un popolo dipende da ciò che mangia, ne vedremo delle belle. Rincuora assistere ad una graduale presa di coscienza collettiva, che a volte sfocia in stati di paranoia estrema, altre in trend e mode del momento. Quanto meno ci poniamo la questione nel tentativo di capire cosa davvero sia meglio mangiare e cosa no, ciò ci fa onore. Gli studi relativi ai vari tipi di alimentazione presentano spesso e volentieri risultati contrastanti, che mescolano chiarezza e opacità capaci di confondere il più qualificato dei detective.
L’AIRC (Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro) in un articolo pubblicato sul proprio sito ufficiale sostiene che : “Anche se non è indispensabile eliminare la carne per nutrirsi in modo sano, è importante evidenziare che per la prevenzione del cancro la scelta vegetariana apporta dei vantaggi. Il segreto, alla fine, sta nella quantità: per diminuire attraverso l’alimentazione l’incidenza dei tumori non è necessario eliminare del tutto i cibi di origine animale (come latte e uova, ma anche carne); è certamente utile, però, aumentare l’apporto di frutta, verdura e legumi.”
Secondo quanto espresso dai ricercatori dell’AIRC mentre una dieta vegetariana fa bene alla salute e aiuta realmente a prevenire molte malattie (malattie ischemiche cardiache, diabete di tipo 2, ipertensione, alcuni tipi di cancro, obesità,ecc.. ), i regimi alimentari vegani non sono bilanciati poiché escludono qualsiasi prodotto animale. Il rischio di una dieta esclusivamente veg è quello di incorrere in gravi carenze di vitamina b12 e ferro, le quali possono causare malattie anche gravi.
Giancarlo la Marca, presidente Simmesn e direttore del Laboratorio Screening Neonatale Allargato dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria Meyer di Firenze, in un’intervista rilasciata a Repubblica denunciava il pericolo per i feti in gravidanza sottoposti ad un’alimentazione vegana o vegetariana, dichiarando quanto segue : “Quello che sempre più frequentemente stiamo osservando è la scelta di molte donne italiane di seguire la dieta vegana anche in gravidanza, senza mettere in conto i pericoli che fanno correre ai loro bambini. Di fondamentale importanza per le donne in attesa, accanto alla frutta e alla verdura, è il consumo di latte, uova e alimenti ricchi di vitamina B12. Il deficit materno di vitamina B12 oggi colpisce circa 1 neonato su 4.000, conta quindi più di 100 casi l’anno in Italia, che non sono affatto pochi. I mezzi di comunicazione e quelli istituzionali dovrebbero segnalare subito e con forza la pericolosità di una dieta vegetariana o vegana in gravidanza.”
L’Academy of nutrition and dietetics sostiene al contrario che: “le diete vegetariane correttamente pianificate, comprese le diete totalmente vegetariane o vegane, sono salutari, nutrizionalmente adeguate e possono apportare benefici per la salute nella prevenzione e nel trattamento di alcune patologie. Queste diete sono adatte in tutti gli stadi del ciclo vitale, inclusi la gravidanza, l’allattamento, la prima e la seconda infanzia, l’adolescenza, l’età adulta, per gli anziani e per gli atleti. Le diete a base vegetale sono maggiormente sostenibili a livello ambientale rispetto alle diete ricche di prodotti di origine animale, in quanto utilizzano quantità inferiori di risorse naturali e sono associate ad un minor danno ambientale.”
A quanto pare il mondo accademico non risulta allineato in un’unica visione d’insieme, curioso se si considera che la scienza è tale proprio in virtù dei metodi universalmente validi e dimostrabili di cui si serve. Non ci resta che affidarci al libero arbitrio e al buon senso. Come sempre la verità sta nel mezzo. Sappiamo che l’industria carnivora è tra le principali fonti di inquinamento al mondo e che l’eccessivo consumo di carni malsane, allevate in condizioni pietose, ci predispone a diverse patologie. Ma è alrettanto vero che in fase di crescita può risultare molto pericoloso privare un bambino di certi componenti nutritivi essenziali per un sano sviluppo.
Statisticamente parlando il numero di vegetariani e vegani in Italia e nel mondo è in continua crescita. Sono ben 1.800.000 in Italia le persone che scelgono di rinunciare ad una dieta carnivora, come riportato sul sito dell’Eurispes, uno dei più accreditati istituti di ricerca statistica del mondo, Il 7,6% del campione segue una dieta vegetariana o vegana. In particolare, il 4,6% degli intervistati si dichiara vegetariano (-2,5% rispetto al 2016) mentre i vegani giungono il 3% . Solo nel 2017 il numero dei vegani è triplicato rispetto all’anno precedente.
La popolazione erbivora cresce a dismisura e trova sostenitori anche fra i membri del governo. Un mese fa la deputata di Forza Italia Michela Brambilla ha presentato alla Camera una proposta di legge che impone a tutte le mense pubbliche e convenzionate col pubblico, in particolare quelle scolastiche e ospedaliere di offrire anche menu vegetariani e vegani. La proposta di legge di Brambilla prevede che le mense pubbliche o private convenzionate debbano offrire almeno due menu vegetariani e uno vegano, che abbiano caratteristiche nutrizionali complete. Per chi non provvede sono previste multe salate, da 2.500 a 10.000 euro.
Da diverso tempo le associazioni veg italiane segnalano la necessità di introdurre nelle mense pubbliche pasti alternativi per chi avesse deciso di evitare il consumo di carni e derivati. Numerose persone hanno infatti manifestato il proprio diritto ad un’alimentazione vegana e vegetariana nel momento in cui si trovano costretti a consumare i propri pasti in luoghi pubblici, come ad esempio gli ospedali. L’associazione Vegan animalista Onlus dichiara che: “Da tempo persone vegetariane e vegane presentano a questa Associazione le loro lamentele in merito all’impossibilità di usufruire, durante la degenza in ospedale, del pasto alternativo a quello tradizionale a base di carne, pesce, uova e derivati del latte.”
Studi scientifici a parte è giusto garantire a chi ne sentisse la necessità un libero accesso a pasti di origine vegetale bilanciati ed equilibrati. Non dimentichiamoci però che anche acquistando solo prodotti veg non è detto che questi non siano causa di inquinamento o di sfruttamento animale, si pensi ad esempio alla soia e alle innumerevoli moncolture intensive che distruggono i suoli e gli habitat a causa dei composti chimici rilasciati. Siamo sicuri che il cibo precotto o i preparati industriali, benché privi di derivati animali, siano più sostenibili di una bella caciotta che arriva da animali di un pascolo sostenibile?