(di Silvana Logozzo) – Il 29 novembre l’Agenzia europea del farmaco (Ema) deciderà sull’autorizzazione al vaccino contro il Covid di Pfizer-BioNTech per i bambini dai 5 agli 11 anni. E a stretto giro, ha reso noto il presidente dell’Aifa Giorgio Palù, l’Agenzia italiana del farmaco si adeguerà.
Intanto il ministero della Salute e le società scientifiche di pediatria hanno già avuto diversi incontri sulle strategie di comunicazione per informare le famiglie della necessità di tutelare i bambini e affrontare preoccupazioni e resistenze dei genitori. E sono stati proprio i pediatri a lanciare l’allarme sulla base degli ultimi dati dell’Istituto superiore di Sanità: tra i 5 e gli 11 anni si sta registrando infatti un aumento dell’incidenza di casi più elevato rispetto a tutte le altre classi di età. In crescita anche i ricoveri in ospedale e in terapia intensiva. In poco più di due mesi (dal 25 agosto al 9 novembre) nei bambini tra i 6 e i 10 anni c’è stato un incremento pari a 24.398 casi. A questi numeri vanno aggiunti i 239 casi di MIS-C (sindrome infiammatoria multi-sistemica del bambino) censiti dal Gruppo di Studio Reumatologia della Sip, una complicanza da Covid-19 che ha interessato anche bambini senza pregresse patologie, ed i case report di long Covid nella fascia pediatrica.
La Società italiana di pediatria dal canto suo ha prodotto un manifesto (pubblicato sul suo sito), inviato agli 11 mila pediatri associati che lo affiggeranno negli ambulatori, con otto domande cruciali per spiegare l’importanza della vaccinazione. Una strategia, questa, già messa in pratica in Israele dove il Pandemic Response Team (PRT) ha anche tenuto una discussione pubblica il 4 novembre scorso, con una sessione di domande e risposte per affrontare i timori delle famiglie ed esprimere ulteriori opinioni sul vaccino anti Covid per i piccoli.
“Non si tratta soltanto di un problema di sanità pubblica, i bambini non si devono vaccinare perchè portano il virus in casa, ma prima di tutto per proteggerli dalla malattia. Nella fascia 12-19 anni c’è stato un aumento di casi ma scarsamente significativo rispetto a quello della fascia 5-11 anni e questo perché dai 12 anni la copertura vaccinale è soddisfacente”, dice Annamaria Staiano, presidente della Sip, “quello che noi pediatri dobbiamo spiegare ai genitori è che il vaccino è l’unica arma che abbiamo contro il Covid, i bambini vanno protetti perchè anche loro rischiano. E’ questo il messaggio che deve passare”.
Nel mentre negli Stati Uniti, le somministrazioni per questa fascia d’età sono già partire il 3 novembre arrivando nella prima settimana a un milione di inoculazioni. Israele ha dato il via libera oggi e comincerà a vaccinare nei prossimi giorni.
In Italia le società scientifiche si sono già mosse in previsione della decisione di Aifa. La Sip ha redatto un documento ufficiale sul vaccino nei bambini tra 5 e 11 anni, che è stato sottoscritto dal’Associazione degli Ospedali pediatrici italiani (Aopi) e a cui aderisce anche la Federazione dei pediatri di libera scelta (Fimp). Nel documento vengono riportati i dati dell’Istituto Superiore di Sanità dall’inizio dell’epidemia al 9 novembre relativi alla fascia 0-19: 791.453 casi, 8.451 ospedalizzazioni, 249 ricoveri in terapia intensiva, 36 morti. Inoltre venerdì scorso nella conferenza stampa sul monitoraggio settimanale era stato lo stesso presidente dell’Iss Silvio Brusaferro a mettere in evidenza: “C’è una aumentata circolazione del virus nella fascia di età pediatrica, soprattutto sotto i 12 anni”.
Sulla possibilità che anche i ragazzi esprimano il loro parere sul vaccino, Staiano sottolinea che “un conto è un giovane di 15 anni, e un altro se si tratta di un bambino tra i 5 e gli 11 anni: a quell’età non c’è la capacità cognitiva per valutare, non c’è consapevolezza, e i piccoli dipendono interamente dai genitori”. Sull’argomento si era espresso il Comitato di Bioetica, preso a riferimento da un giudice di Trieste che in un caso di contrasto tra genitori sulla vaccinazione alla figlia ha scritto: “l’adolescente deve essere ascoltato da personale medico con competenze pediatriche e la sua volontà deve prevalere”. Ma non è evidentemente il caso dei bambini. (ANSA).
Fonte Ansa.it