(ANSA) – ROMA, 11 MAG – Chi soffre di Eskd, la malattia
renale cronica allo stadio terminale, e che è sottoposto a
emodialisi, può soffrire di un grave stato di malnutrizione che
comporta sia la perdita di riserve muscolari sia quelle di
grasso. Questa condizione è nota con il nome di Pew (Protein
Energy Wasting), la deplezione proteico-energetica, colpisce
circa il 45% dei pazienti sottoposti ad emodialisi. Un gruppo scientifico, composto da alcuni tra i principali
esperti europei del campo della nefrologia, sta lavorando a un
documento (che sarà disponibile entro fine anno) che contiene le
raccomandazioni principali e le indicazioni pratiche per gli
operatori sanitari, con l’obiettivo di informare correttamente e
creare consapevolezza sull’Idpn, la nutrizione parenterale
intra-dialitica, una terapia supplementare da somministrare
durante l’esecuzione dell’emodialisi.
“I pazienti in emodialisi sono affetti da malnutrizione e
iper-catabolismo a causa degli effetti dell’insufficienza
renale, così come del trattamento emodialitico. Questa
condizione è un’arma a doppio taglio dal punto di vista clinico
e richiede un approccio terapeutico integrato”, spiega
Juan-Jesus Carrero, professore di Epidemiologia renale al
Karolinska Institutet di Stoccolma in Svezia e membro del panel
scientifico.
“Nel nostro ruolo di professionisti, che ogni giorno lavorano
in prima linea a fianco dei pazienti in emodialisi, sosteniamo
pienamente l’appello nell’inserire la nutrizione parenterale
come terapia supplementare nei pazienti con malattia renale
cronica allo stadio finale” commenta Enrico Fiaccadori,
professore di Nefrologia presso la Facoltà di Medicina
dell’Università di Parma e co-autore del position paper. “La
consapevolezza e la diffusione della terapia Idpn sono ancora
basse, nonostante sia inclusa nelle linee guida cliniche –
aggiunge – Per questo motivo, chiediamo alla comunità dei
nefrologi di utilizzare questa preziosa opzione terapeutica nei
pazienti che necessitano di questa integrazione”. (ANSA).
Fonte Ansa.it