Rigenerazione neuronale, riorganizzazione dei processi cerebrali,chiarezza mentale, esperienza dell’unità sottostante alla molteplicità delle forme: il silenzio, spesso sottovalutato, racchiude in sé un potenziale da scoprire.
Tutti noi avremmo giocato almeno una volta da bambini al noto “gioco del silenzio”, in cui se parli perdi e vince chi non dice nulla per il più lungo tempo possibile. Credevamo fosse una strategia delle insegnanti per domare gli animi scatenati, invece numerosi studi rivelano l’alto potenziale che il silenzio può offrirci.
La rivista scientifica Cerebral Cortex ha recentemente pubblicato un nuovo studio condotto da Joe Tsien, Università di Augusta-Georgia, che dimostra come una parte dell’informazione cerebrale viene codificata dalla lunghezza dei “silenzi” tra una comunicazione neuronale e l’altra.
Le sperimentazioni sui topi da laboratorio sottoposti a diversi tipi di frequenze sonore intervallate da silenzio, hanno permesso all’equipe di Tsien di individuare 15 gruppi di aggregati di cellule nella corteccia e nell’ippocampo impegnati nell’attività di attenzione – risposta agli stimoli ambientali. I silenzi, definiti “intervalli interpotenziali”, tra due potenziali d’azione che coinvolgono le comunicazioni neuronali, sono tanto più carichi di significati quanto più sono duraturi.
In pratica nel momento in cui tutto tace, si attivano alcuni circuiti specifici di neuroni adibiti proprio alla rilevazione del silenzio. Quest’ultimo infatti, da un punto di vista cerebrale non è da intendersi come mera assenza di suono ma al contrario come un tassello fondamentale dell’esperienza uditiva e verbale.
In un contesto rumoroso e caotico come quello odierno, il silenzio è cosa assai rara. Uno studio dell’ Organizzazione Mondiale per la Sanità testimonia come ogni anno più di 3000 infarti siano causati proprio dall’inquinamento acustico. L’eccessivo rumore infatti costringe il cervello in uno stato di costante allerta che stimola il rilascio di cortisolo, l’ormone dello stress.
Imke Kirste, della Duke University, ha dimostrato in una ricerca da lui condotta che due ore di silenzio al giorno sollecitano lo sviluppo cellulare dell’Ippocampo, area cerebrale connessa alla memoria. Quella che all’apparenza potrebbe sembrare un’assenza di stimoli , costituisce in realtà un forte input, capace di incrementare la creatività, l’immaginazione e uno stato di relax fisico e psicologico.
Le filosofie e religioni orientali da secoli si servono della tecnica del silenzio interiore, indotta da stati di meditazione, come strumento di potenziamento e connessione con il sè più profondo.
Il silenzio consapevole infatti è una pratica transculturale e transreligiosa appartenente a molteplici culture, che storicamente è stata riconosciuta e valorizzata come strumento di apertura alla creatività dell’inconscio e ai piani più profondi della personalità, che conferisce ai suoi praticanti stati di chiarezza e lucidità elevati.
Fadel Zeidan,Neurobiologo della Wake Forest Baptist University, in uno studio condotto sugli effetti neurologici della meditazione e delle pratiche che inducono ad un’assenza di pensiero, ha addirittura quantificato gli effetti della morfina paragonandoli a quelli della meditazione nella terapia del dolore, ottenendo risultati sconcertanti: a fronte di una riduzione del 25% del dolore ottenuta somministrando morfina, si rileva una corrispondente riduzione che va dal 40% al 57% nei pazienti praticanti tecniche di meditazione.
La meditazione e il silenzio interiore favoriscono il ridursi delle infiammazioni, sono efficaci contro il raffreddore e gli stati influenzali, inoltre aumentano le difese del sistema immunitario. Randy Zusman, Cardiologo e Direttore del programma ipertensione del Massachusetts general hospital, in seguito ad una sperimentazione su 60 pazienti ipertesi ha scoperto che 40 di questi avevano ridotto l’ipertensione a tal punto da consentire una drastica riduzione dei farmaci. Il rilassamento tipico delle tecniche di meditazione infatti, produce monossido di azoto che, dilatando i vasi sanguigni, fa scendere la pressione.
Sembrerà una cosa alla portata di chiunque, ma provate anche solo per cinque minuti a sedervi senza distrazioni, cercando di impedire alla vostra mente di non generare pensieri.
Vi accorgerete che non è cosi semplice come appare.
“Meditate gente, meditate”.