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Italia in prima linea per trapianti record

(ANSA) – ROMA, 14 FEB – L’Italia sempre più in prima linea nel campo della chirurgia del futuro e di livello internazionale. La nuova frontiera dei trapianti facciali e di arti superiori parla infatti anche la nostra lingua. Guglielmo Ludovico Ugo Ascanio Rufolo di Ravello, 39 anni, laureato in Medicina e Chirurgia Università di Napoli Federico II, abilitato Medico Chirurgo, Specialista Ordinario in Chirurgia Plastica Ricostruttiva ed Estetica presso Università Federico II, iscritto all’Ordine dei Medici Specialisti di Napoli, è “l’unico italiano”, racconta, nel gruppo dei 140 specialisti che ha contribuito a ridare una vita ‘normale’ a Joseph DiMeo, il giovane italoamericano del New Jersey, oggi 22enne, che nell’ agosto del 2018, in seguito a un gravissimo incidente d’auto non aveva più volto e mani. Una decina di giorni fa il ragazzo, che oggi gioca a golf e ha una faccia, si è mostrato al mondo. Oggi Rufolo racconta come, da specialista, è stato inserito nel team e alcuni passaggi di questo intervento record effettuato ad agosto scorso. Per Rufolo passione, professione ma anche tanto allenamento e pratica costante. Poi la chiamata. “Durante il mio lavoro svolto alla Tokyo University Hospital, per raffinare la sensibilità nell’uso delle pinzette nella disciplina della super micro nano chirurgia ricostruttiva estetica, il professor Isao Koshima, durante la mia borsa di studio, mi faceva lavorare con i chicchi di riso per migliorare la presa nelle dita e trovare la massima concentrazione”. E poi sull’intervento al 22enne: “È stato un intervento straordinario della scienza medica – racconta Rufolo che è stato anche protagonista del salvataggio di due bambini durante l’attentato terroristico a Stoccolma nel 2017 – sia per il numero impressionante di esperti coinvolti sia perché è stato il primo in simultanea volto-mani. E il volto tutto completo, non parti, compresi anche i minimi dettagli come le sopracciglia. Formidabile il collegamento di due sale operatorie contigue tra parte donatrice e parte ricevente”. Due i team, riferisce ancora Rufolo, che si sono alternati da una parte per rinunciare a parti inutilizzabili e dall’altra per innestare i tessuti e collegarli. Intervento durato 25 ore e che nell’agosto del 2020 è arrivato dopo mesi di svariati tentativi non risolutivi. Dieci mesi ci erano voluti precedentemente per poter trovare un donatore. Rufolo parla del team come di una “macchina perfetta”. Ognuno sapeva esattamente cosa fare e in quale momento. “Ad oggi il paziente non ha sviluppato nessun rigetto”, ribadisce Rufolo che ha seguito la fase di attecchimento, sia a livello clinico che di ricerca.
    Ex alunno del Sacro Cuore, nel 2006 Rufolo, nato a Gallarate (Varese), con origini di Ravello e cresciuto a Napoli, ha conseguito la specializzazione in Chirurgia Plastica e Ricostruttiva nel 2012 e poi un Master Internazionale in Microchirurgia Ricostruttiva. Da qui numerose esperienze lavorative da Parigi, a New York, a Tokyo e a Barcellona, Scandinavia e in Italia a Milano. Dal 2016 è nel team alla NYU Langone New York University di Manhattan – Face Transplant Program – della Hansjörg Wyss Department of Plastic Surgery, Dipartimento del professor Converse, supervisionato dal professore Eduardo Rodriguez della NYU Langone Medical Center New York University, famoso per gli interventi di soccorso nel disastro delle torri gemelle dell’ 11 Settembre 2001, per aver operato i militari dei gruppi speciali Delta Force tornati dalla guerra.
    Finora nel mondo ci sono stati più di 40 trapianti di viso e più di 85 di mani, una sola o tutte e due. Mai, prima d’ora, però viso e mani nello stesso paziente in simultanea. “Ringrazio il Professore Eduardo Rodriguez con tutto il suo team e lo stuff della NYU Langone Health, per avermi accolto”. “Il nostro – conclude Rufolo – è un contributo per le scienze chirurgiche specialistiche future, per far ricordare a tutti i nostri colleghi le nostre capacità nel superare le frontiere della comunità scientifica internazionale”. (ANSA).
   

Fonte Ansa.it

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