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LA DIGITALIZZAZIONE A SUPPORTO DEGLI OBIETTIVI DI SANITÀ PUBBLICA

Dalla sfida futurista alla realizzazione concreta, entro il 2026, di strumenti digitali a supporto dei percorsi di prevenzione, alcuni progetti già in corso. 

Prof.ssa Stefania Boccia

 Se la visione americana raccontata dall’Ing. Agostino Sibillo, inventore del Cloud computing system e fondatore di Spychatter, al Prof. Walter Ricciardi, Prof. Igiene presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore, nel corso del primo giorno del 57° Congresso Nazionale SItI sembrava davvero lontana, nell’ultima giornata di congresso sono state presentate una serie di situazioni concrete da cui si evince che la Sanità Pubblica si sta davvero preparando anche in Italia alla trasformazione digitale.

Nel corso della Plenaria su “La digitalizzazione a supporto degli obiettivi di Sanità Pubblica: governare l’innovazione tecnologica verso il miglior modello di prevenzione” è stata analizzata la digital health prevention dalla normativa alla reale messa in pratica. Con la moderazione del Prof. Gabriele Pelissero, Prof. Emerito Università degli Studi di Pavia, del Dr. Tancredi Lo Presti, Coordinatore Consulta Specializzandi SItI e gli interventi della Dr.ssa Giuseppina Lo Moro, Ricercatrice presso il Dip. Scienze della Sanità Pubblica e Pediatriche presso l’Università degli Studi di Torino, della Prof.ssa Anna Odone, Ord. Igiene Università di Pavia, della Prof.ssa Stefania Boccia, Ord. Igiene Università Cattolica di Roma e Vice Direttore Scientifico IRCCS Gemelli, del Prof. Walter Mazzucco, Ord. Igiene presso Università di Palermo, e del Dr. Antonio Ferro, Direttore Generale APSS Trento, è emerso che l’Italia è partita con un gap infrastrutturale da colmare dal punto di vista della digitalizzazione dei sistemi informativi e dei dati sanitari ma, con i fondi del PNRR, si stanno facendo grandi passi grazie a diversi progetti in corso.

Prof. Walter Mazzucco_Segr. Gen. SItI

Nell’ambito della Digital Health Prevention stanno sorgendo – racconta il Prof. Walter Mazzucco, Ordinario di Igiene Università di Palermo e Segretario Generale SItI – una serie di iniziative che stanno portando alla nascita di centri di performance computing (HPC) – che potranno federarsi al Supercomputer di Leonardo – in grado di far fare un salto innovativo di qualità nell’ambito della Sanità Pubblica.”

 “Questi interventi – continua il Prof. Mazzucco – consentiranno, entro il 2026, non soltanto di raccogliere grandi moli di dati, ma anche di creare delle reti che potranno restituire in maniera capillare l’esito di queste analisi sia sotto forma di interventi di prevenzione mirati su specifici target della popolazione, che facilitando l’adesione ai percorsi di prevenzione, grazie all’utilizzo e all’implementazione di tecnologie digitali (piattaforme software di interoperabilità, dispositivi e sensoristica per la raccolta di dati).”

Fra queste iniziative – aggiunge il Prof. Mazzucco – rientra il progetto “Digital Life Long Prevention – DARE”, curato da una Fondazione, che coordina 28 Partner pubblici e privati, che stanno lavorando alla interoperabilità del dato, a partire dalla valorizzazione di dati già esistenti, oltre che allo sviluppo di tecnologie digitali a supporti di percorsi di prevenzione innovativi. Uno dei centri HPC, policentrico e diffuso, sarà realizzato in Sicilia, con capofila l’Università degli Studi di Palermo, in collegamento con l’ARPA Sicilia, l’Università KORE di Enna e i Policlinici Universitari di Catania e Palermo. Tra gli obiettivi, quello di realizzare una interoperabilità tra i Registri Tumori e i dati sul monitoraggio degli inquinanti ambientali per avviarli ad analisi di intelligenza artificiale.”

Alcuni dei progetti già avviati sono stati illustrati, nell’ambito del Congresso Nazionale SItI, dalla Prof.ssa Stefania Boccia, Prof. Ordinario Igiene presso Università Cattolica di Roma e Vice Dir. Scient. IRCCS Gemelli. “All’interno del progetto finanziato dal Ministero dell’Università e della Ricerca “Digital Long Life Prevention – DARE”, – racconta la Prof.ssa Boccia – l’idea è quella di sfruttare al massimo la raccolta dei dati sia da parte dei cittadini sani che di pazienti al fine di identificare quelli che sono i bisogni maggiori della popolazione su cui intervenire per migliorare il relativo stato di salute. All’interno del progetto DARE vi sono inoltre vari progetti “pilota” che stanno sperimentando alcune potenzialità dell’uso di App per monitorare a distanza pazienti con morbo di Parkinson e dei loro care giver (es. monitorare l’andamento della malattia da parte del medico con poche domande da compilare settimanalmente, monitorare la mobilità del paziente, e l’assunzione del farmaco in questione). E ancora altre applicazioni che permettono di verificare l’idoneità di un’abitazione al momento della dimissione di un paziente fragile per mappare i rischi cadute (es. rimozione tappeti e barriere architettoniche ecc) velocizzando così i tempi di dimissione es. dopo interventi chirurgici ortopedici.

 Questi strumenti digitali, quindi, offrono un’utilità pratica e quotidiana, raccogliendo dati e fornendo feedback, non solo alle persone sane, ma anche al malato. Informazioni molto utili per cercare, in qualche modo, di monitorare i relativi stati di salute. “Vi sono diversi progetti pilota che si realizzano all’interno del Policlinico Gemelli dell’Università Cattolica di Roma supportati dal finanziamento di DARE – conclude la Prof.ssa Boccia – Uno di questi, ad esempio, usa algoritmi predittivi di rischio di malattia cardiovascolare in persone sane basato sulla conoscenza delle varianti genetiche comuni ereditate da ciascun individuo (si chiama rischio poligenico). Per ora si tratta di un uso limitato alla ricerca, ma l’ambizione è che una volta conosciuto anche il proprio rischio di base (non modificabile), i soggetti con rischio particolarmente elevato possano motivarsi maggiormente a migliorare i propri stili di vita (es. smettere di fumare, essere più attivi, alimentarsi meglio ecc.”

 

 

 

 

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