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La liberazione è un fatto privatissimo … ma quante volte occorre “liberarsi” al giorno?

Se la regola non è quotidiana, nessun allarme: in mancanza di disturbi specifici (tensione, gonfiore) ciò non implica un cattivo stato di salute. Tre volte al giorno o a settimana non ha importanza, purché siano tre. E tutto è soggettivo

Tre. Questo è il numero perfetto. Che sia in un giorno o in una settimana poco importa, gli esperti in diverse discipline sono stati inequivocabili sull’argomento: tre sono le volte che è più salutare ritirarsi in bagno per liberarsi. La rivista Quartz ha voluto chiarire una volta per tutte – portando pareri scientifici a supporto – quanto fosse vero che l’andare regolarmente in bagno, almeno una volta al giorno, sia sinonimo di ottimo stato di salute.

Per farlo ha contattato cinque esperti del settore e tutti e cinque hanno dato la medesima risposta: no. Possiamo finalmente dire addio quindi alla disperazione ogniqualvolta il nostro corpo non risponde alla nostra esigenza di liberarsi da indicibili pesi, negandoci quello che è universalmente riconosciuto come un insostituibile momento di riflessione privata, un magic moment di irrinunciabile valore.

 

Il primo a dire la sua è il gastroenterologo Christopher Hair, il primo anche a individuare nel numero tre quello perfetto e a spiegarci che il corpo umano in realtà è molto più complesso di quello che pensiamo; secondo le sue statistiche meno del 40% delle persone in ottimo stato di salute va in bagno regolarmente ogni giorno. Potrebbe essere un segnale negativo quando si va sotto le tre volte in una settimana, come nel caso di infezioni o addirittura tumori. Un indicatore insomma, ma che dobbiamo imparare a leggere.

È d’accordo anche Damien Belobrajdic, scienziato ricercatore, che sostiene che quando si va di corpo meno di tre volte a settimana si rischiano complicanze come emorroidi e ragadi anali. La stitichezza potrebbe essere causata da diversi fattori come l’utilizzo di farmaci contenenti oppioidi o antiacidi, oppure una dieta a basso contenuto di fibre. Ecco: fibre e assunzione di molta acqua potrebbero rivelarsi soluzioni perfette quando l’intestino proprio non ne vuole sapere.

 

Dan Worthley, gastroenterologo, riporta il risultato di uno studio fatto su 4.775 persone che confermerebbe la regola del tre. Rende nota anche dell’esistenza della Bristol Stool Form Scale, una sorta di guida che ci aiuta a studiare autonomamente le nostre feci per capire se c’è qualcosa che non va, e più che sulla frequenza lo studio si concentrerebbe sulla forma. La suddetta tabella distingue sette diversi generi di feci, dal primo (quelle più solide) al settimo (quelle praticamente liquide).

Jakob Begun, anche lui gastroenterologo, spiega che ogni settimana la persona media produce tra i 500 ei 1.100 grammi di feci. La frequenza della defecazione è governata da molti fattori tra cui la dieta, l’attività motoria intrinseca dell’intestino, la capacità rettale, i fattori comportamentali e il microbioma intestinale; e conferma che una persona che muove l’intestino meno di una volta al giorno ma non ha alcun fastidio, tensione o altri sintomi, è normale.

 

Un altro gastroenterologo, Vincent Ho, ci riporta il risultato di studi svolti nel Regno Unito e in Svezia che hanno rilevato che quasi tutti i pazienti avevano una frequenza di movimenti intestinali tra tre volte alla settimana e tre volte al giorno; quindi si pensa che questo sia il range da ritenersi normale su quanto spesso si dovrebbe andare in bagno. Anche i cambiamenti temporanei nella frequenza o nella consistenza dell’intestino sono normali. È noto che molti fattori non patogeni influiscono sulla frequenza dei movimenti intestinali, tra cui assunzione di liquidi, attività fisica, dieta, età e fattori sociali come l’imbarazzo nell’andare in bagno al lavoro.

Niente più vergogna quindi, l’importante è imparare a leggere il proprio corpo; con attenzione e mettendo da parte inutili allarmismi.

Fonte: Agi

 

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