La voce materna riduce i segnali del dolore in bambini prematuri quando devono sottoporsi a procedure che fanno male: è quanto emerso da una ricerca svolta da un gruppo di studiosi dell’Università della Valle d’Aosta, in collaborazione con l’Università di Ginevra e l’Usl Valle d’Aosta. I risultati dello studio – condotto da Manuela Filippa, Mariagrazia Monaci, Carmen Spagnuolo, Paolo Serravalle, Roberta Daniele e Didier Grandjean – sono stati riportati sulla rivista Scientific Reports ed è stato ripreso da media internazionali (The Guardian, Times, Daily Mail, Forbes, Le Matin, Irish Examiner).
“Una risonanza incoraggiante – commenta Mariagrazia Monaci – che sottolinea il valore della collaborazione fra gli enti di ricerca presenti sul nostro territorio e ci sprona a continuare ad indagare sull’importanza della presenza dei genitori nel delicato contesto delle cure intensive. Oltre ad esercitare un ruolo protettivo, il loro coinvolgimento nell’aiutare i loro bambini può aiutare a rinforzare il legame di attaccamento essenziale per lo sviluppo infantile che è dato per scontato coi bambini nati a termine ma può essere compromesso dalla condizione di separazione in cui i bambini prematuri affrontano i primi giorni di vita”.
Nel dettaglio, la ricerca ha evidenziato che quando la madre parla al suo bambino durante la procedura dolorosa i segnali delle espressioni di sofferenza del bambino diminuiscono e anche il suo livello di ossitocina aumenta significativamente, a indicare una migliore gestione del dolore. (ANSA).
Fonte Ansa.it