La terapia genica consiste nel modificare il dna delle cellule del sistema immunitario per renderle più efficaci nel combattere le cellule tumorali. Ottimi risultati all’Ospedale Bambin Gesù, dove un bimbo di 4 anni è guarito dalla leucemia.
La terapia genica con le cellule Car-T consiste nella modificazione del DNA delle cellule immunitarie così da potenziarne l’efficienza. Modificando le “istruzioni genetiche” delle cellule del sistema immunitario gli scienziati sono riusciti a istruirle ad attaccare selettivamente il cancro.
Si chiama immunoterapia e sfrutta l’innata capacità delle cellule del sistema immunitario di riconoscere i nemici esterni e distruggerli. Obiettivo dell’immunoterapia è quello di accelerare l’azione di queste cellule.
Gli scienziati dell‘Ospedale pediatrico Bambin Gesù hanno messo a punto questo tipo di cura, realizzata presso la Cell Factory dell’Ospedale romano e rivelatasi capace di curare un bimbo di 4 anni con ottimi risultati.
“Ad oggi la terapia genica -spiega il professor Luigi Naldini- viene utilizzata con successo in quelle malattie genetiche rare nelle quali la causa è il malfunzionamento di un gene. Ciò che facciamo è sostituire la copia mutata con una perfettamente funzionante. Una correzione del “libretto di istruzioni” -il nostro Dna- che consente alla cellula di funzionare regolarmente.
Potendo agire aggiungendo informazioni utili- ribadisce il Prof. Naldini- la terapia genica può essere dunque sfruttata per insegnare dall’interno al sistema immunitario a riconoscere ed eliminare le cellule cancerose rimuovendo ciò che le frena o potenziandone l’effetto. Il bersaglio della terapia in questi casi non è più la cellula tumorale in sé, ma sono le cellule normali del sistema immunitario. ”
I linfociti T sono particolari cellule del sistema immunitario che, se ingegnerizzate, sono in grado di emettere nuovi recettori antitumorali. Le terapie cellulari CAR-T fanno parte delle cosiddette immunoterapie adoptive cell transfer (ACT). Le terapie cellulari CAR-T utilizzano come substrato i linfociti T del paziente, prelevati dal suo sangue tramite leucaferesi: le cellule vengono crioconservate e trasferite al sito di produzione (per Novartis l’impianto di Morris Plains, New Jersey), dove subiscono una riprogrammazione genetica mediante tecniche di gene editing e il ricorso a vettori virali.
Le sequenze sintetiche così espresse sulla superficie cellulare sono in grado di riconoscere antigeni specifici sulla superficie della cellula tumorale (soprattutto il recettore CD19, ma anche CD20, CD23 ed ErbB2/HER2). La somministrazione al paziente delle cellule CAR-T così modificate fa sì che esse si leghino selettivamente alle cellule tumorali, attivandone i meccanismi di morte cellulare.
Le più recenti e avanzate tecnologie di ingegneria genetica consentono di agire con estrema precisione sul DNA. Questo metodo, detto CRISPR CAS 9 consente di “insegnare” alle cellule come comportarsi.
I risultati sono stati talmente sorprendenti da costringere la Food and Drug Administration (FDA) ad approvare il primo farmaco a base di Car-T, sviluppato dall’industria farmaceutica. Anche la Commissione Europea ha dato il via all’immunoterapia che è stata autorizzata per pazienti pediatrici e adulti fino a 25 anni con leucemia linfoblastica acuta (lba) a cellule B refrattaria; per il trattamento di pazienti adulti con linfoma diffuso a grandi cellule B (Dlbcl) recidivante o refrattario, dopo due o più linee di terapia sistemica.
“Sviluppato in collaborazione con l’università della Pennsylvania, Tisagenlecleucel è un trattamento rivoluzionario che utilizza i linfociti T del paziente per combattere il cancro” spiega la Novartis. “Il nuovo trattamento si somministra per infusione; è un medicinale ‘vivo’, prodotto individualmente per ciascun paziente riprogrammando le cellule del suo stesso sistema immunitario.”