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Luce la sera nemica del sonno  

Anche i tablet nel mirino

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Bambino con un tablet

Luci accese in cameretta? Meglio evitare: secondo un nuovo studio, l’esposizione alla luce elettrica la sera nei bimbi in età prescolare sopprime la produzione della melatonina quasi completamente. Un fenomeno che indica un’alterazione dei ritmi circadiani. Un gruppo di bimbi di 3-5 anni è stato esposto alla luce di una lampada per bambini per un’ora prima dell’abituale momento di andare a letto, intorno alle 20. Ebbene, lo stop della produzione di melatonina inizia entro 10 minuti e continua per un’altra ora dopo lo spegnimento della luce. Dunque si riduce la qualità del sonno, ma a lungo termine si possono creare anche altri problemi di salute, avvertono i ricercatori. Che evidenziano come il pericolo possa arrivare anche da tablet e smartphone.

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I ricercatori dell’University of Colorado hanno basato il loro studio su una precedente analisi condotta su bambini dai 9 ai 16 anni, che indicava una maggior sensibilità alla luce nei più giovani. Questo tipo di studio aveva usato tre diverse intensità di luce, da una più soft a una molto viva, scoprendo che l’effetto sulla melatonina è più intenso con un’illuminazione maggiore. E benché questa volta sia stata usata una luce fluorescente, gli autori sottolineano che anche l’esposizione alla luce del tablet o dello smartphone – molto comuni ormai anche fra i bimbi piccolissimi – prima di andare a letto potrebbe alterare i ritmi circadiani nei soggetti in età prescolare. Anche perché questa fonte di luce viene tenuta molto vicina al viso.
























Un problema evidenziato anche dagli studi della psicologa della San Diego State University Jean Twenge, sugli effetti dell’esposizione alla luce di device, come ricorda il ‘Daily Mail’. L’esperta ha indagato in particolare sui giovani nati dopo il 1995, scoprendo dei legami tra la durata dell’esposizione agli schermi dei nuovi device la sera e il rischio di patologie come depressione e rischio suicidio fra gli adolescenti. Un fenomeno che la studiosa ha collegato a isolamento sociale e privazione di sonno. Ebbene, l’alterazione dei ritmi circadiani potrebbe essere il vero colpevole.

Inoltre, come si legge in un’ampia analisi pubblicata su ‘The Conversation’, si segnala che anche i primi mesi di vita sono un periodo particolarmente vulnerabile. Dunque l’attenzione della ricerca dovrebbe concentrarsi anche sull’effetto della luce per il feto ancora nel pancione.

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