In Italia, ogni anno, per malattie cardiovascolari muoiono più di
224.000 persone: di queste, circa 47.000 sono imputabili al mancato controllo del
colesterolo. Su questo tema e sulle possibilità di potenziare e migliorare il percorso
di prevenzione, diagnosi e cura delle malattie cardiovascolari si sono interrogati gli
esperti all’evento “PNRR, IPERCOLESTEROLEMIA, RISCHIO CARDIOVASCOLARE TRA
BISOGNI IRRISOLTI, INNOVAZIONE E NUOVE NECESSITÀ ORGANIZZATIVE”,
organizzato da Motore Sanità con il contributo incondizionato di Daiichi-Sankyo.
Il colesterolo rappresenta uno tra i più importanti fattori di rischio cardiovascolare,
causando per il servizio sanitario nazionale un impatto clinico, organizzativo ed
economico enorme.
La spesa sanitaria diretta e indiretta è quantificabile in circa 16 miliardi di euro
l’anno. Nonostante questo scenario, su oltre 1 milione di pazienti a più alto rischio
l’80% non raggiunge il target indicato dalle più recenti linee guida internazionali.
In questa area fortunatamente le terapie a disposizione, tutte estremamente
efficaci, hanno portato evidenze scientifiche robuste e consolidate negli anni sul loro
valore preventivo e curativo sia in prevenzione primaria sia in prevenzione
secondaria, ma oggi è necessario intervenire ulteriormente perché ci sono bisogni
insoddisfatti.
“Il tema dell’eccesso di colesterolo e delle relative azioni da mettere in campo per
ridurlo è proprio il classico tema che costituisce una sfida importante in un settore di
programmazione che possa dare dei risultati a lungo termine – ha spiegato Carlo
Picco, Direttore Generale ASL Città di Torino -. In una grande ASL come la nostra,
dove attorno ai presidi ospedalieri di primo e secondo livello c’è un territorio
piuttosto vasto in cui le malattie croniche vengono affrontate con i Pdta anche in
maniera multidisciplinare, un occhio alla prevenzione è assolutamente
fondamentale. Sappiamo che l’equilibrio tra la spesa farmaceutica e il beneficio di
avere una minore possibilità di sviluppare complicanze in ambito cardiovascolare, in
particolare ma non solo, ci mette sempre in una condizione di difficile contesto
perché vorremmo vedere i risultati subito. Tuttavia stiamo lavorando sugli stili di
vita e ad un progetto di attività fisica prescritta dai sanitari, a livello di Azienda
Zero, che possa essere gestita dagli enti del territorio, pubblici e privati, in un
contesto di prezzo calmierato che potrebbe dare a molti l’occasione di utilizzare le
varie strutture sul territorio per lavorare su stili di vita sani. Inoltre stiamo portando
avanti gli studi di sostenibilità e i piani di fattibilità della spesa farmaceutica,
abbiamo già presentato alcune proposte al settore regionale. Insomma, siamo
impegnati in questo contesto che deve avere un occhio di riguardo alla macro
economia regionale e un occhio alla clinica e ai benefici clinici. Abbiamo i
professionisti per tutte e due queste visioni e quindi le metteremo insieme per
cercare di fare bene”.
“L’ipercolesterolemia è uno dei fattori di rischio cardiovascolari più importanti, ma
tra i più correggibili con specifiche terapie, anche se non sempre si assiste ad una
buona aderenza terapeutica. Ecco perché la medicina di iniziativa con la
prevenzione primaria e secondaria è fondamentale per strutturare una risposta
sanitaria di medicina personalizzata e di precisione anche in questo settore – ha
spiegato Alessandro Stecco Presidente IV Commissione regionale Sanità e
Assistenza sociale, Regione Piemonte -. Si deve puntare sempre di più
all’integrazione ospedale-territorio, e il DM77 con il PNRR che vede l’organizzazione
delle Case di Comunità e delle COT, sono opportunità per intraprendere una svolta
anche in questo settore, vedendo al centro la collaborazione tra medici di medicina
generale e specialisti ambulatoriali”.
Secondo Alessandro Stecco “è necessario basarsi anche sui cardini fondamentali
rappresentati da prossimità, innovazione, digitalizzazione, ricerca e competenze
professionali, che in Regione Piemonte, su nostra proposta legislativa approvata,
abbiamo voluto inserire tra le funzioni di Azienda Zero, una super azienda sanitaria
che si occuperà del coordinamento di funzioni strategiche per la sanità regionale
come queste”.
I farmacisti nell’erogazione del farmaco, in ospedale o sul territorio, possono
essere un anello importante per affrontare il problema della scarsa aderenza alla
terapia e la telemedicina può venire in aiuto. “L’ipercolesterolemia soprattutto in
pazienti ad alto rischio cardiovascolare, in questo momento rappresenta una
patologia sicuramente paradigmatica proprio per il tema della terapia che è sempre
di più personalizzata. I nuovi farmaci vengono erogati dalle farmacie ospedaliere in
distribuzione diretta e questo ci coinvolge, come farmacisti ospedalieri, sempre di
più. Oggi quindi stiamo lavorando per cercare di rendere sempre più fluido il
percorso di presa in carico dei pazienti dal punto di vista della terapia proprio perché
dobbiamo cercare il più possibile di garantire la corretta aderenza del paziente a
questi trattamenti che, sappiamo, possono portare dei grossi benefici di efficacia, di
riduzione importantissima di rischio cardiovascolare e di esiti infausti, ma devono
essere ben assunti dai pazienti” ha spiegato Paola Crosasso, Direttore SC Farmacie
Ospedaliere, ASL Città di Torino. “Credo che per controllare l’aderenza del paziente
alle terapie la telemedicina abbia un ruolo importante dal momento che queste
terapie sono di prossimità”.
“ll tema di oggi è sicuramente caldo perché parliamo di sostenibilità e credo che tra i
vari determinanti della sostenibilità forse uno di quelli su cui bisognerà fare molti
ragionamenti in futuro è proprio la parte dei farmaci perché è quella più complessa
da controllare in quanto le procedure che portano poi all’utilizzo del farmaco sono un
po’ meno complesse rispetto ad altri setting – ha spiegato Franco Ripa, Responsabile
Programmazione Sanitaria e Socio-sanitaria, Vicario Direzione Sanità e Welfare
Regione Piemonte -. Quindi dobbiamo stringere un’alleanza tra tutti, tra chi si
occupa più di aspetti manageriali e clinici per cercare di trovare un modello che
deve essere assolutamente legato all’innovazione perché ci permette di curare
meglio e di aumentare la qualità della vita”.