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Meno sale nella dieta, più salute per tutti: ridurre il consumo di sodio non fa bene solo agli ipertesi

Che il sale non faccia bene lo sappiamo da tempo, così come sappiamo di consumarne troppo, mettendo a rischio la nostra salute: il sodio infatti favorisce l’ipertensione che è a sua volta tra le principali cause di infarto e ictus. Per fortuna, però, correre ai ripari è possibile. Un’ennesima conferma arriva da un’ampia metanalisi apparsa sulla rivista prestigiosa Circulation, che mostra come ridurre il consumo di sale sia un vantaggio per tutta la popolazione, e non solo per gli ipertesi.

“Abbiamo preso in esame ottantacinque studi usando tecniche di analisi statistiche diverse da quelle utilizzate di consueto, per analizzare la relazione dose-risposta”, spiega il responsabile dello studio Marco Vinceti, ordinario presso il Dipartimento di Scienze biomediche, metaboliche e neuroscienze dell’Università di Modena e Reggio. Ci sono, infatti, casi in cui la risposta non è lineare, e un consumo troppo basso di uno specifico nutriente può essere problematico quanto un consumo eccessivo. “È quello che avviene ad esempio con il potassio, – spiega Vinceti, – ma abbiamo visto che per il sodio non è così, anzi dallo studio emerge che una riduzione anche rilevante del consumo di sale aggiunto agli alimenti è utile per tutti, anche se i vantaggi maggiori sono per gli ipertesi”.

Lo studio, inoltre. mostra che diminuire il consumo di sodio aiuta a ridurre sia la pressione sistolica sia quella diastolica. “È un dato importante, perché supporta le evidenze che mostrano come alcuni fattori di rischio cardiovascolari siano modificabili anche attraverso un corretto stile di vita, contribuendo così alla reversibilità del rischio cardiovascolare, – osserva Chiara Donfrancesco dell‘Istituto superiore di sanità. – Quest’analisi conferma i risultati di anni di studi”. La prima grande ricerca internazionale sulla relazione tra consumo di sale e l’ipertensione è stata lo studio Intersalt, realizzato negli anni ’80 dal cardiologo statunitense Jeremiah Stamler, che oggi ha 101 anni ed è considerato uno dei padri della cardiologia preventiva e storico sostenitore, con Ancel Keys, della dieta mediterranea.

Non ci sono dubbi che ridurre il consumo di sodio aiuti a mantenersi in salute: “È vero che ci sono molti fattori che contribuiscono a causare un infarto, ma l’ipertensione gioca sicuramente un ruolo importante, – osserva Vinceti. – Oltretutto i dati analizzati mostrano che per ottenere il massimo vantaggio non basta ridurre il sale, ma è importante seguire una dieta sana ed equilibrata”.

Ancora una volta la salute si decide a tavola. E sul sale si gioca una partita importante: “Negli ultimi dieci anni c’è stata una riduzione del 12/13% dei consumi in tutta Italia, grazie a una maggior sensibilizzazione dei cittadini e anche ai Protocolli d’intesa tra il ministero della Salute, le associazioni dei panificatori artigianali e le aziende dell’industria alimentare per ridurre il contenuto di sale in diversi prodotti, senza dimenticare i Piani di prevenzione nazionali dell’industria”, spiega Donfrancesco. Ma il consumo di sale aggiunto ai cibi resta troppo alto, circa otto grammi il giorno, mentre l’Oms invita a non superare i cinque, e ha indicato come obiettivo una riduzione relativa dei consumi del 30% entro il 2025. “Su questo tema c’è un sostanziale consenso all’interno della comunità scientifica e questo non avviene spesso”, sottolinea Vinceti.

La riduzione del consumo di sale è considerata una delle misure sanitarie più efficaci per prevenire milioni di decessi ogni anno. “Il nostro obiettivo, attraverso il programma Guadagnare Salute è proprio quello di rendere più facile ai cittadini l’adozione di scelte salutari nella quotidianità”, spiega  Donfrancesco. Per contenere l’assunzione di sodio è importante consumare prevalentemente cibi freschi, limitando salumi e snack, e prendere l’abitudine di leggere le etichette degli alimenti confezionati per scegliere in ciascuna categoria i prodotti con meno sale, facendo attenzione anche ad alcuni prodotti dolci come biscotti o cereali che ne contengono discrete quantità.

“L’ideale, – prosegue la ricercatrice dell’Iss, – è scegliere prodotti in cui il contenuto di sale non superi 0,3 grammi per 100 grammi di prodotto”. Attualmente più della metà del sodio che consumiamo è contenuto in alimenti trasformati, un terzo circa è dovuto a quello che usiamo in cucina, e il rimanente al naturale contenuto dei cibi. “Sapere che mangiare con meno sale è utile per tutti rende le cose più facili in famiglia”, spiega Vinceti. In questo modo anche i giovanissimi imparano a usarne meno, visto che il desiderio del salato è un gusto acquisito, che si può correggere: “La cosa migliore da fare è scegliere cibi freschi, da insaporire con spezie, succo di limone, aceto o erbe aromatiche – ricorda Donfrancesco. – Limitare il consumo di sale ci permette anche di riscoprire il sapore naturale dei cibi”.

 

FONTE: IL FATTO ALIMENTARE

https://ilfattoalimentare.it/sale-dieta-salute-tutti.html

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