(ANSA) – ROMA, 13 MAG – Gli anticorpi monoclonali per
l’emicrania sono erogati nel mondo con differenti criteri di
eleggibilità e di intervallo nella somministrazione. Nel nostro
Paese a questa terapia si accede più tardivamente che in altri,
con criteri più stringenti, ma l’utilizzo è frammentato, con
possibili conseguenze relative all’efficacia della terapia.
L’Italia, infatti, in particolare, rispetto agli altri Paesi,
si caratterizza per il numero di fallimenti con precedenti
terapie di prevenzione prima di poter accedere alla cura con i
monoclonali più alto (tre) insieme a Spagna e Regno Unito, ma
soprattutto per un numero di mesi di interruzione della terapia “di gran lunga superiore rispetto a tutti gli altri, con 3 mesi
di sospensione ogni dodici di terapia”. Lo evidenzia la Fisc,
Fondazione italiana per lo studio delle cefalee onlus.
Per aiutare molti pazienti con emicrania che assumono
anticorpi monoclonali a non “soffrire ad orologeria” per Fisc “questi parametri andrebbero rivisti in base alla presenza di
evidenze cliniche che mostrano come un tardivo inizio o
sospensione potrebbero rendere parzialmente efficace tale
terapia della emicrania”. È una richiesta, quella
dell’associazione, che come spiega il presidente Paolo
Martelletti, “nasce dalla numerose richieste di aiuto avanzate
dai pazienti ed è rivolta all’Aifa, Agenzia Italiana del
farmaco”. “I pazienti – evidenzia Martelletti – sono inferociti:
stanno bene per un anno e poi viene chiesto loro di sospendere
la terapia. In genere nel primo mese stanno più o meno bene,
anche per la ‘coda’ legata alla somministrazione della cura, ma
poi dal secondo e terzo mese ritornano a una situazione uguale a
prima della terapia. La cefalea cronica è stata definita con
legge a luglio 2020 una malattia sociale, si hanno farmaci che
curano (e non sintomatici) e vengono però somministrati in modo
intermittente. Sediamoci allora intorno a un tavolo e
impiantiamo uno studio di risposta sostenuta per vedere quanto
resistono senza la terapia oppure diamo la libertà agli
specialisti di decidere per quanto l’anticorpo monoclonale può
essere sospeso”. (ANSA).
Fonte Ansa.it