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Ombre senza fine sulla Svezia “Gli errori nella lotta al virus”

Stoccolma. «Obiettivo della Svezia? Non è diverso da quello degli altri Paesi: assicurarsi che il sistema sanitario non si sovraccarichi, proteggendo i cittadini più vulnerabili. La differenza è che l’Agenzia per la Salute Pubblica ha formulato raccomandazioni anziché imporre comportamenti»: a spiegarlo è Anders Tegnell, l’epidemiologo che guida l’Agenzia e «volto» di una discussa strategia, che in parallelo al bilancio non roseo delle vittime di Covid-19 ha visto crescere critiche sempre più forti.

Stoccolma non ha cercato di bloccare tutti in casa: sono state chiuse le scuole per gli «over-16» e sono stati vietati gli assembramenti di oltre 50 persone, ma per il resto ci si è affidati al senso di responsabilità per osservare il distanziamento. E’ stata anche scoraggiata l’abitudine di visitare chi ha oltre 70 anni. A giugno, mentre i decessi avevano smesso di crescere nel resto d’Europa, in Svezia la curva dei contagi restava stabile: le 5230 vittime si traducono in un bilancio di 511 per milione di abitanti, superiore ai corrispondenti nella vicina Danimarca (104), Finlandia (59) e Norvegia (47), che hanno imposto misure rigorose di isolamento. Contrariamente alle aspettative, le autorità sanitarie svedesi avevano rivelato che, nonostante l’approccio più rilassato e un modello matematico che prevedeva che il 26% della popolazione sarebbe stata contagiata entro fine aprile, solo il 7,3% degli abitanti di Stoccolma (media nazionale del 5,4%) aveva sviluppato gli anticorpi contro la malattia. La cifra era simile ad altri Paesi in «lockdown» e al di sotto di ciò che è necessario per creare l’immunità del gregge. «E tuttavia fermare il virus è impossibile», commenta Tegnell, convinto che il virus vada mitigato, anche se ci tiene a sostenere che non c’è mai stato alcun piano per raggiungere l’immunità di gregge.

Ora che la Svezia sta affrontando la sua peggiore crisi economica dalla Seconda guerra mondiale, con il pil destinato a crollare del 7% nel 2020, il governo ha iniziato a preoccuparsi degli apparenti passi falsi presi per combattere il virus e Tegnell ha ammesso che con le conoscenze attuali avrebbe potuto applicare misure più rigorose in alcuni settori della società già da marzo. «Ma chiudere tutto non avrebbe senso e non è legalmente possibile», aggiunge subito.

Nella pausa estiva si punta alla gestione dei test: dopo un inizio molto lento, ora, nel tentativo di capire meglio il grado trasmissione del virus, è stato deciso di offrire il tampone a tutti gli abitanti di Stoccolma, l’epicentro dell’epidemia. «Finalmente!», ha commentato, caustico, un nutrito gruppo di scienziati svedesi, che in questi mesi ha attaccato le decisioni di Tegnell. Ma lui resta irremovibile, anche sull’inefficacia delle mascherine: «C’è poco che possiamo fare per prevenire la diffusione. Quando conteremo i decessi per Covid-19 in ogni Paese tra un anno, i dati saranno simili, indipendentemente dalle misure adottate».

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