La variante Omicron ha iniziato a correre anche in Italia. Secondo dati preliminari forniti dall’Istituto Superiore di Sanità nel nostro Paese è già responsabile del 28% dei contagi con un tempo di raddoppio di circa due giorni, come osservato già in altri Paesi come UK e USA, dove la variante è ormai responsabile di oltre il 70% dei contagi. L’attenzione è ora riposta nell’efficacia della terza dose dei vaccini di controllare la nuova variante.
AstraZeneca ha confermato che la somministrazione booster del proprio vaccino ripristina la capacità di neutralizzazione che veniva conferita da due dosi contro la variante Delta. Nei giorni scorsi anche Moderna e Pfizer avevano fornito dati sui propri prodotti. La terza somministrazione di Moderna, a metà dosaggio, fa aumentare di 37 volte la protezione contro Omicron rispetto a quella conferita dalle due dosi. Con il dosaggio intero l’aumento di protezione è di 83 volte. Il vaccino Pfizer/BioNTech, invece, con tre dosi è in grado di neutralizzare la variabile con la stessa efficacia con cui due dosi bloccavano la versione originaria del virus SARS-CoV-2.
Anche Novavax, la casa produttrice dell’ultimo dei vaccini approvati in Europa, ha dichiarato in una nota che la terza dose di vaccino ha una buona efficacia contro Omicron. L’azienda ha inoltre annunciato che già a gennaio potrebbe partire con il test sull’uomo di un nuovo vaccino cucito su misura della nuova variante. In Italia, a un vaccino contro Omicron sta lavorando la farmaceutica Takis che ha fatto sapere di aver iniziato la valutazione di uno specifico vaccino a DNA (Covid-eVax) in modelli preclinici. Il vaccino verrà valutato sia da solo, sia come successiva dose o booster in animali che hanno già ricevuto altri vaccini contro il virus SARS-CoV-2 originale. Intanto, dal Regno Unito arrivano notizie che infondono un pizzico di ottimismo.
Due studi, condotti in Inghilterra e in Scozia, rilevano un livello di ospedalizzazione più basso per i casi di Covid dovuti alla variante Omicron rispetto a quelli causati dalla variante Delta. In particolare lo studio inglese, realizzato dall’Imperial College di Londra, sottolinea che le persone infettate da Omicron hanno il 40-45% di probabilità in meno di passare una notte o più in ospedale rispetto a chi è contagiato con Delta. Nello studio scozzese, condotto dall’università di Edimburgo, invece, è stato osservata una riduzione di due terzi del rischio di ricovero rispetto a Delta. Tuttavia, precisano i ricercatori, questi risultati potrebbero essere il frutto, non solo di una ridotta aggressività della variante Omicron, ma anche dal fatto che la popolazione ha già una quota di immunità frutto di precedenti infezioni o della vaccinazione.
Fonte Ansa.it