Se si investisse un dollaro all’anno per la prevenzione e il trattamento delle malattie non trasmissibili di ogni cittadino che vive nei Paesi a basso e medio reddito, si potrebbero salvare almeno 7 milioni di vite entro il 2030. L’investimento sarebbe inoltre altamente redditizio: ogni dollaro garantirebbe, infatti, vantaggi per 230 miliardi di dollari nei prossimi 10 anni. Lo suggerisce il rapporto ‘Saving lives, spending less: the case for investing in noncommunicable diseases’ pubblicato oggi dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms).
Il documento si concentra su 76 Paesi a basso e medio reddito, che negli ultimi anni hanno visto un drastico aumento delle malattie croniche, come patologie cardiovascolari, diabete, cancro, malattie respiratorie. Secondo l’Oms è in questi Paesi che si concentra l’85% dei decessi prematuri (tra i 30 e i 69 anni) per malattie non trasmissibili. La maggior parte delle morti potrebbe però essere evitata utilizzando interventi collaudati e spesso a basso costo, come l’adozione di politiche per ridurre l’uso di tabacco e dell’alcol, per migliorare la dieta, aumentare l’attività fisica, o attraverso la messa in atto di programmi per la diagnosi precoce del cancro.
“Con i giusti investimenti strategici, i Paesi che sopportano una quantità significativa del carico di malattie non trasmissibili possono cambiare traiettoria e garantire significativi vantaggi sanitari ed economici ai loro cittadini”, ha affermato il direttore generale dell’Oms, Tedros Adhanom Ghebreyesus. “In un mondo pieno di incertezze, una cosa di cui possiamo essere certi è che senza interventi le malattie non trasmissibili continueranno a essere una minaccia significativa per la salute globale. Investire su queste politiche basate sull’evidenza è un investimento in un futuro sano”.
Oms, 500mln di persone sul lastrico per le spese sanitarie
Con pandemia meno accesso alle cure e più spesa out of pocket
La pandemia ha riportato indietro di due decenni le conquiste in tema di copertura sanitaria universale contribuendo a condurre mezzo miliardo di persone alla povertà estrema per far fronte di tasca propria alle spese per curarsi. È quanto emerge dal rapporto ‘Tracking Universal Health Coverage: 2021 Global monitoring report’ dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) e della Banca Mondiale.
Il rapporto mostra come a partire dal 2000 la copertura sanitaria universale sia progressivamente cresciuta, anche se non in maniera sufficientemente veloce, robusta ed equa. In molti Paesi, per esempio, la disponibilità di servizi essenziali è aumentata, ma in misura minore per le classi più povere e per chi vive nelle aree rurali. In generale, l’ampliamento della copertura sanitaria aveva comunque garantito un miglioramento di molti indicatori di salute, alzano l’aspettativa di vita media globale alla nascita da 66,8 anni nel 2000 a 73,3 anni nel 2019.
La pandemia ha però fermato questo trend: il carico aggiuntivo di pazienti causato da COVID-19 ha messo in affanno i servizi sanitari, bloccando del tutto quelli più deboli. Difficoltà che ancora persistono. “Non c’è tempo da perdere”, ha detto il direttore generale dell’Oms Tedros Adhanom Ghebreyesus.
“Tutti i governi devono immediatamente riprendere e accelerare gli sforzi per garantire che tutti i loro cittadini possano accedere ai servizi sanitari senza timore delle conseguenze finanziarie”. Ad aggravare la situazione, secondo Oms e Banca Mondiale, è il fatto che la pandemia ha innescato la peggiore crisi economica dagli anni ’30, rendendo sempre più difficile per le persone pagare le cure.
Per le organizzazioni, dunque, il numero di persone spinte alla povertà estrema a causa delle spese sanitarie è destinato ad aumentare. “Anche prima della pandemia di Covid-19 quasi 1 miliardo di persone spendeva più del 10% del proprio budget familiare per la salute”, ha affermato Juan Pablo Uribe, Direttore globale per la salute, la nutrizione e la popolazione, Banca mondiale. “Questo non è accettabile, soprattutto perché le persone più povere sono quelle più colpite. All’interno di uno spazio fiscale limitato, i governi dovranno fare scelte difficili per proteggere e aumentare i budget sanitari”, ha aggiunto.
Fonte Ansa.it