Ora che i Millennials hanno messo su famiglia, molto sta cambiando nel modo di accudire e crescere i figli. La start-up israeliana LittleOne si è messa nei panni della Generazione Alpha per dare voce ai neonati e decifrare i loro messaggi, analizzandone suoni e movimenti.
«Nei primi giorni di vita ogni bambino ha un pianto preciso per indicare se ha fame, se vuole essere cambiato o, semplicemente, se ha un prurito. Quando un neo-genitore non riesce a interpretare le sfumature, al bebè resta un ultimo appello: il pianto della frustrazione». E questa frustrazione, Ami Meoded, uno dei tre fondatori dell’azienda, tende a prenderla molto sul serio. «Un tempo – spiega – si diceva che con il pianto il bambino sviluppava la capacità polmonare. Oggi sappiamo che quel tipo di reazione indebolisce il sistema immunitario. Oltre a innervosire i genitori che non sanno come placarlo».
Migliorare il benessere dei bambini nella fascia 0-3 anni, e quello dei neo-genitori, è la missione di LittleOne e degli altri soci fondatori, Evgeni Machavariani e Shauli Gur Arieh. I due ex-soldati, arruolati nel programma Talpiot e nell’Unità 81 (il reparto più tecnologico dell’intelligence militare israeliana), si sono trovati a sviluppare software d’Intelligenza Artificiale e sensori, da applicare a dispositivi indossabili, così da tenere d’occhio l’obiettivo più sensibile: i figli.
Elaborare un prodotto per monitorare il comportamento dei bebè è questione delicata, anche in una società abituata a condividere ogni aspetto della sfera privata. Nel lancio di LittleOne Machavariani, Gur Arieh e Meoded hanno coinvolto 30 famiglie. Altre 50 prenderanno parte alla fase successiva, ma ce ne sono centinaia che hanno già contattato l’azienda. E sono stati i genitori a imporre il veto sull’esposizione dei neonati a qualsiasi tipo di radiazioni, tanto che il dispositivo LittleOne – 30 grammi, grande come una saponetta, si aggancia ai vestiti del bambino sopra la linea del pannolino, senza contatto con la pelle – non trasmette dati, né via Bluetooth né wifi.
Funziona come un registratore vocale. E, con un piccolo accelerometro, cattura i movimenti del bambino. È soltanto quando si collega alla presa di corrente che LittleOne trasferisce i dati alla app e l’Intelligenza Artificiale li trasforma in un diario «smart» che si autocompila e tiene traccia di tutto: misura, confronta e aiuta a interpretare progressi e cambiamenti. Ma l’apprendimento della rete neurale dell’IA inizia anche prima della nascita del bebè. «Suggeriamo di installare in casa LittleOne almeno una settimana prima del parto – spiega ancora Meoded -, così che possa capire tutte le caratteristiche dell’ambiente domestico. Nel giro di una settimana dalla nascita, se indossato sempre, il software saprà già interpretare i versi del bambino».
Finché LittleOne si trova agganciato al neonato, oltre a registrare, è in grado di comunicare con gli adulti attraverso segnalazioni luminose e sonore che indicano se un pianto dipende dalla stanchezza o dalla fame, dal fastidio o da un dolore. In caso di uno scuotimento eccessivo o, al contrario, di un’anomala immobilità, è un suono a dare l’allarme. «Siamo già la banca dati più fornita al mondo per la classificazione delle tipologie di pianto dei bambini e per la connessione tra suoni e movimenti», afferma Ami Meoded. A questo proposito – assicura – la riflessione sulla privacy e la conservazione dei dati è stata presa in considerazione e il prodotto rispetta le norme del Gdpr europeo. Sono i genitori che scelgono se condividere le informazioni.
«Quando usi Waze – porta come esempio Meoded – rinunci alla privacy per il beneficio di evitare il traffico. Quando si tratta di medici, e lo scopo è migliorare il benessere dei bambini, sono tutti propensi a mettere a disposizione i dati raccolti». Fa notare che un pediatra deve affidarsi alle osservazioni dei genitori o ai racconti per interposta persona, che sia la babysitter, il personale dell’asilo o un nonno. «In questo senso – precisa – diamo voce ai bambini». E aggiunge che un altro obiettivo di LittleOne è migliorare il rapporto tra genitori e neonati: «Non vogliamo “spegnere” i genitori. Li invitiamo a osservare meglio, a prestare più attenzione. Sapere cosa fa stare meglio il loro bambino li può guidare verso attenzioni più mirate».
L’azienda stima che una prevendita del prodotto possa iniziare tra meno di un anno. Il dispositivo costerà 50 dollari e l’abbonamento all’app sarà di 8 al mese, con aggiornamenti costanti. Il primo LittleOne, nato in tempi di Covid-19, ha otto mesi. Il team è molto eccitato nell’attesa che muova i primi passi. «Ci ha già aiutato a capire – racconta il co-fondatore della start-up – che i bambini tenuti a casa durante la pandemia, al contrario di quanto ci si sarebbe potuto aspettare, hanno registrato più movimenti della media. Trascorrendo più tempo in casa, i genitori li hanno presi in braccio, li hanno cullati e hanno giocato con loro molto più del solito». —
Fonte www.lastampa.it