(ANSA) – ROMA, 19 OTT – Iniziare la prevenzione ben prima
della menopausa, a partire dal periodo di costruzione della
massa ossea scheletrica, quindi dalla fase adolescenziale,
passando per la vita fertile fino alla premenopausa e per tutto
il periodo post-menopausale. Sono queste le nuove indicazioni
per prevenire l’osteoporosi, malattia sistemica dell’apparato
scheletrico che comporta una riduzione della resistenza
dell’osso e il conseguente aumento del rischio di frattura. Se
si riesce a prevenire la perdita di massa ossea nei periodi
precedenti della premenopausa e della menopausa, si avrà una
riserva maggiore che aiuterà a contrastare l’osteoporosi. “E’
importante considerare – afferma Stefano Lello del Dipartimento
Tutela Salute Donna e Bambino, Fondazione Policlinico
Gemelli-IRCCS – i periodi di amenorrea dai 3 mesi in su con
riduzione dei livelli degli ormoni estrogeni o i periodi di
anoressia nervosa, soprattutto nel periodo della adolescenza e
fino alla età di 25-30 anni, periodo in cui si completa la
costruzione della massa scheletrica”. Fondamentale anche
l’assunzione di vitamina D. “E’ un elemento essenziale –
continua Lello – in tutte le fasi della vita. Promuove
l’assorbimento di calcio e fosforo a livello intestinale. Si
consiglia di assumerlo con la dieta e nel caso si riscontri un
introito giornaliero insufficiente, con la supplementazione”.
Dopo i 50 anni di eta’, nel mondo, una donna su 3 e un uomo su 5
corrono il rischio di una frattura per osteoporosi. In media se
ne verifica una ogni 3 secondi. Nel 2017 la spesa annuale in
Italia per le fratture causate da osteoporosi è stata di circa
10 miliardi di euro e per il 2030 si stima una spesa superiore
ai 12 miliardi. Oggi però c’è uno strumento in più per la
diagnosi della malattia. Alla Mineralometria Ossea
Computerizzata (MOC) l’esame che indica la densità dell’osso, si
è affiancato un altro dato che si ottiene durante l’esecuzione
della MOC: il Trabecular Score (TBS), un parametro che fornisce
informazioni sulla struttura interna a livello delle vertebre ed
aiuta a valutare in maniera più completa la resistenza dello
scheletro. “Quello che però deve essere attentamente valutato –
conclude Lello – è il rischio di frattura, e questo si può
calcolare applicando degli algoritmi, cioè dei modelli che
integrano il dato della MOC con vari fattori di rischio clinici,
come età, peso, altezza, sesso, familiarità nei genitori per
frattura di femore, uso di fumo e/o di alcool, uso di terapie
cortisoniche”. (ANSA).
Fonte Ansa.it