A Trieste si terrà a breve la conferenza Internazionale sulla Realtà Artificiale, ormai parte integrante della nostra vita e destinata ad avere implicazioni di larga portata su scala globale.
L’European Conference on Visual Perception 2018 è un evento molto atteso sia dagli scienziati sia dai fans dei videogame di ultima generazione. Il capoluogo friulano ospiterà dal 26 al 30 di questo mese l’evento che ogni anno raduna migliaia di scienziati provenienti dai settori più disparati: ottica, psicologia, neuroscienze, scienze cognitive, matematica, chirurgia e molte altre.
Scopo della conferenza, promossa dal prof. Tiziano Agostini e dai Dip.Scienze della Vita e Medicina Università Trieste, è quello di fornire una panoramica sugli studi e le applicazioni nell’ambito della percezione visiva artificiale. Quest’ultima si dirama in vari settori tra cui la percezione multisensoriale, la realtà artificiale o virtuale, la realtà aumentata e altre ancora.
Queste tecnologie ci consentiranno di potenziare notevolmente le nostre conoscenze oppure ci renderanno simili a dei cyborg computerizzati?
Certo è che le applicazioni in campo medico e farmacologico ma non solo, sono fuori discussione. Ma vediamo cosa sono.
Per visione artificiale si intende l’insieme dei processi che mirano a creare un modello approssimato del mondo reale, il cui scopo è sostanzialmente quello di riprodurre la vista umana. Un sistema di visione artificiale è costituito da molteplici componenti quali telecamere ottiche, sistemi di illuminazione, sistemi di acquisizione ed elaborazione immagine, interfacce uomo macchina e interfacce con l’ambiente esterno. La visione artificiale, anche detta VR (Virtual Reality) crea un ambiente simulato a 360 gradi in cui l’utente anziché trovarsi di fronte ad uno schermo si ritrova immerso in un mondo di cui è possibile sperimentare le relative percezioni sensoriali. Se state pensando a videogiochi 3D o quant’altro sappiate che questa è forse l’ultima delle applicazioni che si prestano all’utilizzo della tecnologia VR.
Prima fra tutte si colloca infatti la Cyber-terapia, nata negli USA già a partire dagli anni ’80 grazie ai finanziamenti del Dipartimento della Difesa, incaricato dello sviluppo di nuove tecnologie per uso militare. La cyber-terapia si serve della tecnologia della realtà virtuale per potenziare l’esperienza dei pazienti, ad esempio mettendoli di fronte alle proprie paure in ambiente artificiale così da aiutarli a superarle. Ci sono vari tipi di realtà virtuale: immersiva, in cui si sperimenta un’immersione sensoriale totale grazie a speciali dispositivi di visualizzazione,non immersiva quando il paziente viene introdotto in una “caverna” ovvero una stanza costituita da schermi che proiettano ambienti e situazioni generate dai computer. La realtà aumentata invece più che simulare interamente un’esperienza virtuale, potenzia la percezione della realtà esistente.
Interessante sapere che l’Italia è tra i primi posti in Europa nel settore della Cyber-terapia. L’Istituto Auxologico Italiano, L’Ospedale San Camillo, la Fondazione Santa Lucia, la Fondazione Don Gnocchi, l’Università Cattolica e l’Università di Padova sono i nodi centrali della ricerca nel campo.
In che modo la realtà virtuale è così importante ai fini terapeutici?
Uno studio pubblicato sulla Harvard Business Review dimostra come, nonostante i nostri 5 sensi, la maggior parte delle informazioni relative al mondo circostante è acquisita per l’80% dalla visione. La nostra capacità mentale determina successivamente la facoltà di assorbire e processare le informazioni visive. Il “carico cognitivo” a cui siamo sottoposti nell’osservazione della realtà e dei suoi infiniti stimoli fa si che molte informazioni vengano tralasciate a causa dell’evidente sovraccarico.
Con la realtà virtuale questo carico cognitivo viene eliminato, consentendo di selezionare le informazioni necessarie a quello specifico contesto. In campo medico, specie nella riabilitazione cognitiva e motoria, gli usi di questa tecnologia si stanno rivelando miracolosi, anche perchè l’ambiente artificiale può essere adattato alle necessità soggettive del paziente a seconda dei casi.
Ormai i computer sono parte integrante, se non essenziale della nostra società. Assistere a questa rapidissima evoluzione tecnologica, che deriva ovviamente da una crescita intellettiva della nostra specie, è tanto affascinante quanto inquietante. Se è vero che queste scoperte possono aiutare chi soffre a guarire e chi studia a capire meglio le origini dei mali, è altrettanto vero che il sottile equilibrio che separa un’utile strumento da un’arma consiste nell’uso che se ne fa. Dunque possiamo ritenerci fortunati di poter sperimentare queste nuove frontiere del progresso, restando consapevoli delle innumerevoli conseguenze che ne potrebbero derivare se certe tecnologie cadessero nelle mani sbagliate.