‘Salvare il Pronto soccorso per salvare il Servizio sanitario nazionale’. Con questo slogan, il prossimo 17 novembre i medici e gli infermieri del Pronto Soccorso e del 118 scenderanno in piazza, per la prima volta, accompagnati dalla Società italiana di medicina di emergenza urgenza (Simeu), per sensibilizzare opinione pubblica e decisori rispetto all’attuale crisi legata alla situazione di disagio lavorativo causato delle carenze strutturali e di organico che si registrano nelle Unità Operative di Medicina d’Urgenza, Pronto Soccorso e 118 in tutta Italia.
Il dato “inquietante – afferma la Simeu – è che la perdita di professionisti ha ormai raggiunto i massimi livelli storici e oggi si è molto vicini a compromettere, in maniera decisiva, la qualità dell’assistenza offerta, peggiorando il livello di rischio clinico per la salute dei cittadini. Nella realtà dei fatti possiamo affermare che siamo di fronte alla concreta possibilità di un fallimento che si ripercuote su tutto il Sistema Sanitario Nazionale”. Oggi, rileva la Società scientifica, si registra infatti una carenza di circa 4000 medici e 10.000 infermieri di Pronto Soccorso e 118. Inoltre, il ricambio generazionale non è più assicurato: la scarsa attrattiva che la disciplina ha sui giovani laureati è stata evidenziata da una Scuola di specialità che registra abbandoni, di anno in anno superiori, e borse di studio non assegnate, con concorsi andati deserti in tutte le Regioni e abbandono dei professionisti. Così, spiega la Simeu, “circa il 50% delle Borse di Studio della Specialità di Emergenza Urgenza non sono state assegnate nell’anno accademico 2021/22, per disinteresse dei neolaureati, e si registra il 18% di abbandoni di studenti nell’anno accademico 2020/21”. La Simeu lancia quindi un grido di allarme al fine di sensibilizzare politica, istituzioni e opinione pubblica “affinché queste problematiche e la crisi in atto vengano affrontate concretamente a salvaguardia della tenuta dell’intero Ssn”.
Balzanelli (118), a noi nemmeno un euro da Pnrr e Recovery
‘Sistema smantellato. Aderiamo a protesta del 17 ma lavorando’
Al Sistema 118, a tutti i suoi operatori, medici, infermieri e soccorritori, che “hanno dato tutto, ed anche la vita, per affrontare in campo aperto sin dall’inizio tutte le fasi del fronte pandemico, non è stato allocato un solo euro su ben 22 miliardi finanziati alla Sanità dagli ultimi 2 governi, prima dell’attuale. Proprio al Sistema 118 non è stato destinato un solo euro dal Piano Nazionale di Resistenza e Resilienza e non è previsto il finanziamento di un solo euro dai fondi del Recovery Fund”. Lo afferma all’ANSA il presidente nazionale della Società italiana sistema 118 (Sis 118), Mario Balzanelli, annunciando l’adesione morale, ma continuando ad assicurare il servizio ai cittadini, alla protesta in programma il 17 novembre e promossa dalla Società italiana di medicina di emergenza urgenza (Simeu). “Il Sistema 118 – rileva Balzanelli – non è il ‘sistema fantasma’ della Sanità nazionale e pretende tutto il rispetto che dimostra di meritare. Il 2 maggio 2018 siamo stati i primi a denunciare, a livello nazionale, l’horror gestionale con cui un governo dopo l’altro, nell’ultimo ventennio, si è assurdamente ed ampiamente demolito il Sistema di Emergenza Territoriale 118. La tragedia immane della COVID-19 ha fatto emergere ulteriormente il contrasto tra l’importanza determinante del Sistema dell’Emergenza nazionale, territoriale ed ospedaliero, e lo stato permanente di dimenticanza e di progressivo depotenziamento in cui tutta l’area dell’emergenza versa, a partire dalle condizioni di lavoro massacranti ed insostenibili degli operatori che, giorno dopo giorno, abbandonano il servizio. Non è possibile centrare l’ormai indispensabile ricostruzione del Servizio Sanitario Nazionale ignorando il potenziamento del Sistema di Emergenza Territoriale 118”. Secondo Balzanelli è dunque “indispensabile ed urgentissima una riforma legislativa nazionale che valorizzi e potenzi in modo drastico il Sistema 118 e tutta l’area dell’emergenza nazionale. E’ finito il tempo – conclude – di far pagare queste aberranti amnesie ai cittadini e agli operatori”.
Fonte Ansa.it