(ANSA) – TRIESTE, 07 DIC – L’Azienda
ospedaliero-universitaria Ospedali Riuniti di Trieste –
Cattinara – Maggiore è tra le eccellenze nazionali per quel che
concerne i ricoveri per infarto miocardico acuto. A certificarlo
il portale www.doveecomemicuro.it, un database di oltre 3.800
strutture tra case di cura, strutture ospedaliere, centri
ambulatoriali, laboratori di analisi o punti prelievi, centri di
riabilitazione, centri diagnostici e residenze sanitarie.
Il risultato è arrivato grazie a un elevato volume di ricoveri –
sono 837, al quarto posto in Italia dopo il Cardarelli di Napoli
e prima dell’azienda ospedaliera di Padova, una bassa mortalità
a 30 giorni dal ricovero (pari al 6,86% contro una media
nazionale, da dati Agenas, dell’8,03%) e un’alta percentuale di
pazienti sottoposti ad angioplastica coronarica percutanea
transluminale entro 48 ore dal ricovero (pari al 45,1%), numeri
che pongono Trieste nella ristretta rosa delle prime cinque
strutture sanitarie del Paese per quel che riguarda i dati
relativi agli esiti derivati dall’infarto acuto del miocardio.
Ricoveri, per questa patologia, che dal 2012 al 2018 – spazio
temporale preso in considerazione dal portale – sono calati del
7,6% a livello nazionale, essendo passati dai 123mila 833 del
2012 ai 114mila 407 del 2018. Inoltre, a supporto del fatto che
più alto è il volume di attività, maggiori sono le garanzie per
i pazienti, ben 9 ricoveri su 10 sono eseguiti nel 61,9% dei
centri, tra cui appunto gli ospedali triestini.
A livello nazionale – sempre secondo i dati espressi dal portale
– risultano in calo gli interventi di bypass aortocoronarico
(isolato), passati dai 14.939 del 2012 ai 13.248 nel 2018; in
aumento, invece le angioplastiche coronariche, passate da
112.919 nel 2012 a 123.935 nel 2018 (in entrambi i casi è
esclusa la Sicilia). Infine, è emerso che durante la prima
ondata di Covid-19, il ricorso alle angioplastiche e ai bypass è
calato in modo significativo in tutta Italia, “specialmente nei
territori più colpiti ha evidenziato Gian Piero Perna, direttore
del reparto di cardiologia degli ospedali Riuniti di Ancona –
dove la riduzione è stata anche del 40%” (ANSA).
Fonte Ansa.it