(ANSA)- ROMA, 23 NOV – Particolari elementi retinici, le
cellule bipolari, sono in grado di bloccare i processi
neurodegenerativi presenti nei pazienti con sclerosi multipla.
Lo rileva uno studio dell’IRCCS Fondazione Bietti, in
collaborazione con l’Irccs Neuromed e la Clinica Neurologica
dell’Università di Tor Vergata, pubblicato sul Journal of
Clinical Medicine. La complessa architettura retinica può essere
sintetizzata in tre classi di cellule: i fotorecettori retinici
(coni e bastoncelli, che trasformano lo stimolo luminoso in
stimolo elettrico), gli elementi neuronali della retina (le
cellule ganglionari, i cui prolungamenti formano il nervo ottico
che veicola le informazioni visive sotto forma di impulsi
bioelettrici dall’occhio al cervello) e cellule bipolari che
hanno il ruolo di connettere i fotorecettori alle cellule
ganglionari. In questo studio, è stato rilevato che in pazienti
con sclerosi multipla (88 pazienti selezionati tra settembre
2016 ed ottobre 2020 da un cpmplesso di 342 pazienti in base a
specifici criteri di inclusione) i processi neurodegenerativi,
che compromettono sempre le cellule ganglionari, possono
arrestarsi a livello delle cellule bipolari. L’Irccs Fondazione
Bietti, ha effettuato svariati studi che hanno evidenziato come
la valutazione morfo-funzionale della retina costituisca un
ottimo modello “in vivo”per studiare i fenomeni
neurodegenerativi in svariate patologie come il glaucoma, la
sclerosi multipla, la malattia di Alzheimer o la malattia di
Parkinson.Nel caso della sclerosi multipla, la comprensione dei
peculiari meccanismi sottostanti a questo ruolo di “barriera”
delle cellule bipolari retiniche, può aprire per gli studiosi
importanti campi di ricerca atti a ridurre l’estensione dei
processi neurodegenerativi con conseguente miglioramento delle
varie forme di disabilità (visiva, motoria, sensoriale) che
affliggono i pazienti con questa patologia. (ANSA).
Fonte Ansa.it