(ANSA) – ROMA, 15 GIU – All’apparenza sembrano cellule sane e quindi si nascondono al sistema immunitario. Invece sono infettate da un virus che può scatenare gravi infezioni nei pazienti immunodepressi. È il citomegalovirus, un patogeno diffuso contro il quale, però, l’organismo ha un’arma efficace: una particolare popolazione di cellule linfociti T killer. Con speciali ‘sensori’, infatti, intercettano le cellule infette e le uccidono.
Il meccanismo è stato scoperto dai ricercatori dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù insieme all’Università di Genova e a quella di Melbourne. I risultati dello studio aprono nuove prospettive di cura per i pazienti con scarse difese immunitarie, con gravi infezioni virali (incluso Covid-19) e anche con tumore. La ricerca, sostenuta da Airc, è stata pubblicata sulla rivista scientifica Science Immunology. Il citomegalovirus in Italia infetta circa il 90% degli adulti. Una volta contratto, rimane latente nell’organismo per tutta la vita: un buon sistema immunitario lo tiene sotto controllo, ma nelle persone immunodepresse (sottoposte a chemioterapia, affette da Hiv o che hanno ricevuto farmaci immunosoppressori per un trapianto d’organo o di midollo), il virus può riattivarsi causando gravi infezioni e danni possibili a polmoni, fegato, esofago, stomaco, intestino, occhi e sistema nervoso centrale. Una struttura proteica del citomegalovirus, quasi identica a quella delle cellule del corpo, lo nasconde alle armi del sistema immunitario. In particolare lo sottrae all’azione dei ‘normali’ linfociti T, programmati per intercettare e colpire solo ciò che viene riconosciuto come estraneo. La ricerca ha però dimostrato che il travestimento di questo virus non sfugge ai sensori dei linfociti T killer, la cui particolare popolazione oltre ad avere il sensore Tcr che riconosce le proteine estranee ed è presente su tutti i linfociti T, è dotata anche di altri recettori in grado di intercettare le cellule infettate da citomegalovirus e di eliminarle, bloccando così l’infezione.
Questa scoperta «può aprire la strada a nuove strategie terapeutiche» anche «nei pazienti con gravi infezioni virali, incluso Covid-19, o con tumore», spiega Lorenzo Moretta, responsabile dell’Area di Ricerca di Immunologia del Bambino Gesù. (ANSA).
Fonte Ansa.it