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Se l’asma si scatena spegniamo l’infiammazione

Fatica a respirare, tosse, stanchezza e difficoltà a dormire. Con questi problemi convive quotidianamente chi soffre di asma grave: malattia infiammatoria cronica delle vie respiratorie difficile da tenere a bada con la terapia standard, a base di cortisonici e broncodilatatori da inalare, ma anche con l’aggiunta di corticosteroidi orali. E così la sensazione continua di affanno, mancanza di respiro e peso sul torace impatta sulla qualità della vita e frequenti possono essere le visite al pronto soccorso e i ricoveri d’emergenza.

Si stima che l’asma grave colpisca dal 3,5% al 10% della popolazione con asma: circa 300 mila persone in Italia. E, secondo una ricerca di DoxaPharma, per 9 pazienti su 10 rappresenta un handicap: riduce la possibilità di praticare sport e attività all’area aperta e impatta sulla sfera lavorativa e sociale. Il 69% del campione dichiara di dover rinunciare allo sport almeno una volta al mese, il 65% di assentarsi dal lavoro almeno qualche giorno al mese e l’85% di lavorare male a causa della scarsa qualità del riposo, mentre per il 59% la malattia è fonte di stress.

«Sappiamo che nella maggioranza dei casi l’asma grave è associata a un’infiammazione di tipo 2, dovuta alla reazione del sistema immunitario ad allergeni, virus, batteri o altri fattori scatenanti, e che quindi agire su questa infiammazione può aiutare a controllare i sintomi e interrompere il circolo vizioso che porta all’insufficienza respiratoria», spiega Francesca Puggioni, pneumologa del Centro di medicina personalizzata asma e allergologia dell’Humanitas di Milano. «Sappiamo, inoltre, che l’infiammazione di tipo 2 è la causa scatenante di altre malattie che spesso coesistono nel paziente con asma grave: dermatite atopica, rinosinusite con e senza poliposi nasale, rinite allergica ed esofagite eosinofila. Malattie che peggiorano ulteriormente il quadro clinico».

«Fortunatamente però – prosegue Puggioni – la ricerca ha portato e continua a portare allo sviluppo di nuovi farmaci che intervengono sul sistema immunitario, controllando i mediatori dell’infiammazione (citochine e globuli bianchi come gli eosinofili) senza abbassare le difese immunitarie generali e senza gli effetti collaterali dei cortisonici, permettendo così di controllare la sintomatologia dell’asma grave e delle malattie correlate».

È proprio il rilascio delle citochine a scatenare l’infiammazione, che gioca un ruolo centrale nell’asma grave, innescando la cascata infiammatoria. «Controllare, quindi, l’infiammazione grazie a nuove terapie che agiscono sui meccanismi immunologici, inibendo l’azione delle citochine e dei globuli bianchi, consente di gestire varie forme più gravi di asma, ma anche le comorbidità, vale a dire la coesistenza di più patologie nello stesso individuo».

Le nuove terapie sono a base di anticorpi monoclonali: sono simili agli anticorpi prodotti dall’organismo, ma sono sintetizzati in laboratorio in modo da riconoscere e legarsi specificamente a un determinato bersaglio terapeutico: così, agendo a monte sull’infiammazione di tipo 2, i benefici sono subito evidenti. Lo conferma la rivista «Expert Review of Clinical Immunology»: diversi studi clinici condotti su un vasto numero di pazienti hanno dimostrato l’efficacia nel ridurre le riacutizzazioni dell’asma e la necessità di un trattamento sistemico con corticosteroidi, migliorando la funzione polmonare e la qualità della vita dei pazienti.

«L’anticorpo monoclonale dupilumab, in particolare, inibisce l’attivazione dell’interleuchina 4 e dell’interleuchina 13: si tratta di due mediatori-chiave nel guidare l’infiammazione di tipo 2», precisa la pneumologa.

«In passato – continua la ricercatrice – si riteneva che l’asma fosse essenzialmente un disturbo funzionale del tono muscolare dei bronchi, poi, invece, si è capito che c’è dietro l’infiammazione. E oggi sappiamo che l’asma grave è una malattia del sistema immunitario: è una sindrome sistemica associata all’attivazione infiammatoria dei linfociti T2. Esistono, inoltre, forme diverse di asma bronchiale. C’è, prima di tutto, l’asma allergica, associata prevalentemente a livelli elevati di immunoglobuline. Si parla, dunque, di pazienti che non tollerano i pollini o gli acari della polvere. C’è poi l’asma eosinofilica, caratterizzata da una pronunciata attività degli eosinofili, e infine c’è quella mista, che combina le prime due». Gli eosinofili sono particolari globuli bianchi, la cui quantità che circola nel sangue è correlata all’intensità dell’asma stessa e ad altre malattie delle vie aree.

«Ovviamente la terapia va disegnata a misura del singolo paziente e, perciò, avere diverse alternative terapeutiche consente di proporre a ciascuno la soluzione migliore», commenta Puggioni, ricordando l’importanza di rivolgersi a un centro specializzato per un consulto multidisciplinare. «Ci sono, insieme, pneumologo, allergologo, immunologo, gastroenterologo e otorinolaringoiatra: è così che si scopre la forma d’asma di cui si soffre e si definisce la terapia migliore».

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