Al Festival della Scienza Medica è intervenuto oggi il Professor Angelo Fioritti, Direttore del Dipartimento di Salute Mentale e Dipendenze Patologiche del Policlinico Sant’Orsola-Malpighi.
“Accanto ad ansie, paure e stress, l’emergenza sanitaria ha portato anche rinnovato orgoglio per la professione medica, la dimostrazione di una grande dedizione e una straordinaria capacità di resilienza” ha detto.
Il supporto psicologico al personale sanitario è un elemento strategico fondamentale: lo si legge nelle parole del Segretario Generale dell’OMS pubblicate sulla rivista della World Psychiatric Association. Nelle giornate che registrano un numero crescente di casi di contagio in tutta Italia, e nell’incertezza e paura di rivivere le drammatiche settimane di marzo e aprile, “sarà importante sempre più sostenere la salute mentale dei “first responders”, e immaginare che la crisi economica conseguente alla pandemia sarà senza dubbio fonte di ulteriore disagio psicologico”: così Angelo Fioritti, Direttore del Dipartimento di Salute Mentale e Dipendenze Patologiche del Policlinico Sant’Orsola-Malpighi, intervenuto oggi al Festival della Scienza Medica di Bologna nella prima edizione on line della manifestazione (in programma fino al 17 ottobre).
Il suo intervento si è incentrato sulle conseguenze psicologiche della pandemia da Covid-19 che, se hanno avuto un riverbero su tutta la popolazione, sono state senza dubbio significative per i medici e l’ospedale sanitario in prima linea. Turni di lavoro massacranti, devastante esposizione alla morte, spesso solitaria, dei pazienti, paura di essere contagiati e di contagiare i propri cari, incertezza sul futuro, senso di impotenza, isolamento, ma al tempo stesso, ha rilevato Fioritti, anche inattese ricadute positive, come una rinnovata dedizione al lavoro, la volontà tenace di fare la propria parte per affrontare il nemico invisibile, l’orgoglio per il riconoscimento collettivo della professione medica. “Ci sono state – ha detto Fioritti – riorganizzazioni importanti all’interno delle strutture, improntate a una maggior funzionalità e razionalità, c’è chi ha ritrovato motivazioni professionali e opportunità di crescita; ciò che ha aiutato molto è stato il riconoscimento sociale del ruolo di medici e infermieri, rivalutati. Credo che valga la pena studiare anche questa resilienza post- traumatica”.
È senza dubbio vero che i sistemi sanitari italiani e internazionali si sono trovati, purtroppo, impreparati alla gestione di un evento di tale portata, anche se ipotizzato da tempo. “La maggior parte dei Paesi non aveva fatto scorte di dispositivi di protezione individuale, di posti nelle terapie intensive, di adeguati training tecnico e psicologico agli operatori – ha detto Fioritti. La conseguenza è stata anche lo sviluppo di disturbi psicologici sul personale sanitario: “dalle situazioni di stress fisiologico a disfunzioni vere e proprie in grado di compromettere il benessere lavorativo e personale, il carico emotivo su medici e personale infermieristico è stato intenso – dice Fioritti. Gli studi, condotti prevalentemente tramite somministrazione di questionari on line, per quanto non pienamente validi dal punto di vista scientifico (è portato a rispondere chi ha già una situazione di stress o sofferenza, anche precedente la pandemia), hanno fornito un quadro delle reazioni psicologiche, dall’ansia all’insonnia ai sintomi depressivi o post traumatici. “Al Sant’Orsola abbiamo attivato 4 linee di supporto psicologico, di cui 3 riservate al personale sanitario: abbiamo ricevuto 14 richieste di intervento individuale e 36 richieste che si sono risolte con una serie di colloqui telefonici/telematici”.
Una richiesta di supporto che è andata via via scemando: “molte richieste ci sono arrivate dalla popolazione già più esposta a disturbi di ansia, come le donne, le persone in età più avanzata, l’avere status di single e
condizioni economiche svantaggiate. Ma se all’inizio la difficoltà di adattamento allo stravolgimento della quotidianità dei reparti era evidente, già da metà aprile sull’ansia prevaleva il desiderio di darsi al 100% per assistere i pazienti, le ore di supporto psicologico venivano viste come sottratte all’operatività dell’assistenza al malato, dato che ci ha molto colpiti”. Le reazioni dei singoli dipendono anche, secondo Fioritti, dalle dinamiche di gruppo e istituzionali: “occorrerà potenziare il supporto al management, ai responsabili, ai capi reparto, ai Direttori sanitari, ai coordinatori. È necessario che la comunità medica mantenga un atteggiamento il più possibile razionale”.