(ANSA) – ROMA, 29 LUG – Ricevere un cuore da una persona che
faceva uso di droghe o è morta per overdose è sicuro e non
riduce le probabilità di sopravviveva per il trapiantato: la
conferma arriva da due studi pubblicati sulla rivista
Circulation.
Un dato che puó aumentare la disponibilità di organi e
ridurre le liste d’attesa, soprattutto negli Usa dove sono in
aumento le morti da overdose da oppioidi. I dati relativi al
2019 negli Stati Uniti non hanno evidenziato infatti lati
negativi dal trapiantare il cuore prelevato da persone che
avevano consumato droghe, una pratica diventata sempre piú
diffusa ormai. “Questo tipo di cuori, una volta considerati ad
alto rischio, sono sicuri, come conferma lo studio – commenta
Howard Eisen, presidente dell’American Heart Association – e
dovrebbero incoraggiare le istituzioni, che di solito non usano
i cuori di tossicodipendenti, a farlo invece, perché cosí si
ridurrebbe il tempo di attesa e le morti di chi è in lista per
un organo compatibile”. I ricercatori del Sentara Heart Hospital
di Norfolk hanno esaminato i dati sui donatori ottenuti dagli
ospedali e il tasso di sopravvivenza del trapianto di cuore di
oltre 23.000 adulti eseguiti tra il 2007 e 2017. L’età media dei
donatori di cuore analizzati era 32 anni e quella dei
trapiantati 53. La percentuale di sopravvivenza di chi ha
ricevuto l’organo è apparsa simile a quella di chi aveva
ricevuto il cuore da persone che non avevano fatto uso di
droghe: 90% dopo 1 anno, 77% dopo 5 anni e 60% dopo 10. (ANSA).
Fonte Ansa.it