Tecnologia, Internet, social di incontri e poi i trucchi del self help stanno uccidendo l’amore, contribuendo al «disfacimento» dei legami più intimi. A denunciarlo è Eva Illouz, ricercatrice dell’Università ebraica di Gerusalemme nel saggio «La Fine dell’Amore» (Codice Edizioni).
L’ascesa di social come Tinder e Grindr, in cui hai la sensazione che ci sia sempre (letteralmente) qualcun altro dietro l’angolo, è senz’altro un modo per disgregare la relazione amorosa e va di pari passo con l’aumento del «ghosting», vale a dire il chiudere i rapporti di coppia scomparendo, tagliando ogni contatto con il partner e ignorando i suoi tentativi di raggiungerci, senza spiegazione alcuna. L’industria del self-help, che nel promettere soluzioni miracolose a tutto ci fa sempre sentire inadeguati, finisce per legittimare questi freddi comportamenti. TuttoSalute ha chiesto alla Illouz quali minacce gravano sull’amore oggi.
In che modo la psicologia del «self help» sta facilitando il disfacimento di rapporti di coppia intimi e duraturi?
«La cultura dell’auto-aiuto emerge nel contesto di norme sociali sempre più labili: questa incertezza penetra nelle relazioni ed è uno dei fenomeni chiave che porta le persone ad aver bisogno di una guida in tutti i domini della vita sociale. Quindi il self-help indica come comportarsi in assenza di riferimenti come le norme sociali. E, così facendo, introduce alcune idee caratteristiche della modernità, come il mantra del cambiamento di sé o l’imperativo di soddisfare tutti i propri bisogni, massimizzando piaceri e profitti. E anche l’idea che successi e fallimenti nella vita dipendano sempre da noi o, meglio, da una gestione più o meno efficace della nostra psiche, erroneamente considerata malleabile e modificabile a piacimento e responsabile di tutte le sfere della vita, dal lavoro alla sessualità, dalla vita sociale a quella di coppia. E’ un peso elevatissimo da portare».
Qual è il ruolo dei social e dei siti di incontri nel disgregare la concezione classica dell’amore?
«L’idea di fondo dietro gran parte di queste piattaforme è trovare l’anima gemella, ma in effetti la tecnologia promuove qualcosa di totalmente differente: l’accumulo di incontri, partner e sesso. Il facile accesso alla tecnologia fa il resto. Ma alcuni siti cominciano a muoversi nella direzione opposta, incoraggiando meno incontri, intendendo la scarsità come valore, perché l’abbondanza di possibilità va contro la loro promessa».
Cche cosa «fa» Internet all’idea e alla pratica dell’amore?
«Il modello di Internet è quello di un supermarket, mentre sentimenti e legami dipendono dal percepirne la rarità. Più qualcosa è raro, più gli diamo valore. Esperimenti in cui si chiedeva a un campione di individui di assegnare un prezzo a un oggetto in vendita al supermercato (dove ne hai tanti e diversi disponibili) o allo stesso oggetto messo all’asta (ce n’è solo uno) mostrano che si dà sempre valore maggiore all’oggetto all’asta. Questo si può estendere alle persone e alle relazioni: nella “condizione supermarket” (come è Internet) più persone incontri e meno valore dai loro. Internet è stato un grande facilitatore, ma questa possibilità tecnologica si scontra con le condizioni psicologiche e sociologiche atte a formare un legame vero».
Quali altre tecnologie, secondo lei, stanno minando i rapporti di coppia?
«Non so se siano una minaccia, ma di certo i robot finiranno per cambiare in modo importante l’esperienza della solitudine e della compagnia. I robot, oggi, sono progettati anche per tenere compagnia: imitano noi umani davvero bene, specie se consideriamo il fatto che la maggior parte delle persone si adatta rapidamente a un’interazione routinaria. I robot, inoltre, imparano in fretta le preferenze di una persona e finiranno per costituire un’alternativa reale ai veri rapporti umani, che al contrario, come documento nel libro, è sempre più difficile formare e mantenere. Penso che ciò finirà per cambiare in modo drastico sessualità e rapporti emotivi».
Perché si va affermando in modo sempre più accentuato la pratica del cosiddetto «ghosting»?
«La fine di un rapporto dovrebbe essere annunciata e negoziata tra i partner; ma sempre di più la pratica del “ghosting” si sta sostituendo alla normale chiusura di una relazione a causa della labilità e della crescente mancanza di responsabilità che le persone avvertono nei rapporti di coppia. Succede qualcosa di interessante: mentre ci sentiamo sempre più responsabili delle nostre azioni in tanti domini dell’esistenza (ad esempio nel rispetto dell’ambiente), possiamo chiudere un rapporto, anche di lungo corso, in un secondo, semplicemente perché ci sentiamo in diritto di farlo, anche se le conseguenze possono essere gravissime per l’altro. Rompere una relazione durante il suo svolgimento è diventato uno dei suoi aspetti routinari. Al punto che molte o quasi tutte le relazioni hanno in sé un’anticipazione intrinseca della loro fine. Ciò accade soprattutto per il “brave new world” (il mondo nuovo di Aldous Huxley) degli incontri su Internet».
L’era Covid con il lockdown e il distanziamento sociale può peggiorare ulteriormente la situazione?
«In realtà potrebbe contribuire a scalzare la tendenza al sesso casuale e a conferire legittimità alla monogamia. Il lockdown è stato particolarmente duro per i single».
Quale sarà un esito possibile di tutti questi sconvolgimenti a catena?
«La tesi della fine dell’amore non è che le persone smetteranno di amare, ma che l’amore cesserà di essere un mito che guida la nostra cultura. L’eccesso di esperienze sessuali sostituisce l’ideale dell’amore romantico “per sempre”. Dovremmo affrontare il nodo delle norme e dei valori che dovrebbero essere sempre presenti nelle relazioni umane e, invece, questi sono stati “espugnati” in nome della libertà personale che fa del soddisfacimento dei propri desideri il primo dovere».
Fonte www.lastampa.it