(ANSA) – ROMA, 08 MAG – Sono oltre 1 milione di screening
mammografici in meno eseguiti nei primi 9 mesi del 2020 rispetto
all’anno precedente e oltre 600mila donne in meno esaminate. Si
stima che in nove mesi siano state fatte 2800 diagnosi in meno
di carcinoma mammario. Esiti che si tradurranno in ulteriori
nuove diagnosi ‘in ritardo’ tra il 2021 e il 2022. Occorre
recuperare queste 2800 diagnosi cercando nuovi spazi sul
territorio, ripensando gli screening “personalizzandoli” e
rimodulandoli nel prossimo futuro. Lo evidenzia Ropi, Rete
Oncologica Pazienti Italia, per la quale “nuove regole per gli
screening sono assolutamente necessarie e l’esperienza Covid sta
facendo scuola in ambito di prevenzione del tumore al seno
mettendo in luce l’esigenza di riorganizzare le attività di
prevenzione e diagnosi precoce”. In particolare, personalizzare
gli screening richiede l’investimento in nuove tecnologie per eseguire indagini mammografiche più precise, particolarmente
importanti in donne giovani in cui il seno più denso richiede
esami più particolareggiati. Diagnosi e terapie per il tumore
del seno iniziale sono approfondite nel nuovo Quaderno Ropi, che
sarà presentato il 10 maggio su www.reteoncologicaropi.it. Il quaderno è già scaricabile gratuitamente. “La sintomatologia del
tumore della mammella – spiega la presidente Ropi, Stefania Gori
– spesso è assente o molto scarsa. La sfida è riuscire a
intercettare la malattia in una fase pre-clinica anche
attraverso campagne di screening. Un tumore diagnosticato al
primo stadio ha, oggi, una chance di sopravvivenza a 5 anni che
sfiora il 90% e per fare corretta prevenzione occorre conoscere
i fattori che ne predispongono lo sviluppo (età e i maggiori
picchi di incidenza in peri-menopausa e dopo i 65 anni,
familiarita’, stato ormonale, stile di vita, obesità). (ANSA).
Fonte Ansa.it