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Tumori del sangue,Car-T e anticorpi migliorano sopravvivenza

(ANSA) – ROMA, 25 OTT – La ricerca italiana apre nuove strade
nella cura dei tumori del sangue. Oggi il 70% dei pazienti
colpiti da patologie oncoematologiche è vivo a 10 anni dalla
diagnosi o può essere considerato guarito. Negli ultimi 24 mesi,
la storia di due neoplasie del sangue è cambiata radicalmente,
proprio grazie a studi condotti nel nostro Paese che guidano il
fronte più avanzato dell’immunoterapia con le CAR T e gli
anticorpi bispecifici. I progressi della ricerca nelle malattie
del sangue sono stati presentati in conferenza stampa al 48/o
Congresso Nazionale della Società Italiana di Ematologia (SIE)
in corso a Milano.
    Nei linfomi aggressivi, è vivo il 40% dei pazienti trattati
con la terapia cellulare con CAR T. Prima dell’arrivo di questi
trattamenti, solo il 5% sopravviveva a 6 mesi. E, nella leucemia
linfoblastica acuta, gli anticorpi bispecifici permettono di
costruire un “ponte” tra il tumore e le cellule di difesa del
sistema immunitario, con risultati molto importanti: ottiene la
remissione il 98% dei pazienti trattati con questo approccio
innovativo, senza chemioterapia.
    “I tumori del sangue più frequenti sono i linfomi, le
leucemie e il mieloma multiplo, che ogni anno in Italia fanno
registrare circa 30mila nuovi casi, di cui oltre 13mila sono
linfomi non Hodgkin – afferma Paolo Corradini, Presidente SIE -.
    Il mondo dell’ematologia è cambiato profondamente nell’ultimo
biennio, oggi entriamo nell’era post covid. E la ricerca del
nostro Paese apre nuove strade”. La nuova frontiera
dell’immunoterapia è costituita anche dagli anticorpi
bispecifici, che stanno rivoluzionando la cura della leucemia
linfoblastica acuta, tumore raro dei linfociti, che causa ogni
anno quasi 800 nuove diagnosi nel nostro Paese. La terapia
genica apre poi nuovi fronti anche nella beta talassemia. Uno
studio internazionale, presentato al Congresso SIE da Franco
Locatelli, Presidente del Consiglio Superiore di Sanità, ha
evidenziato che la terapia genica è in grado di ottenere in
questi pazienti la indipendenza dal fabbisogno trasfusionale.
    (ANSA).
   

Fonte Ansa.it

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