(ANSA) – NAPOLI, 08 LUG – Salvatore Quaranta venne scarcerato
il 10 aprile e messo ai domiciliari a Castel Volturno, in
provincia di Caserta, dove raccontò ai carabinieri gli abusi
patiti in carcere. Di Salvatore, altri detenuti hanno raccontato
che quel giorno le prese “più degli altri”. Le immagini
ritraggono Salvatore mentre sale le scale, ovvero mentre fa il
percorso a ritroso, ma ad inizio perquisizione era stato fatto
uscire di cella e quelle scale le aveva scese sempre tra le
botte. Ora l’ex detenuto del carcere di Santa Maria Capua
vorrebbe solo che il processo iniziasse prima possibile. “Gli
agenti che hanno commesso questi atti devono pagare”.
Quaranta, nel corso del suo interrogatorio reso alla Procura di
Santa Maria Capua Vetere il 20 maggio 2020, parlò anche del
detenuto algerino Hakimi Lamine, morto il 5 maggio 2020 suicida
a causa di un mix di farmaci, dopo essere stato tenuto
illegalmente per quasi un mese in isolamento in seguito ai fatti
del 6 aprile; la Procura aveva ipotizzato una responsabilità
degli agenti che lo avevano picchiato, contestando il reato di
morte come conseguenza di un altro reato (le torture), ma il Gip
non ha condiviso l’impostazione.
“Ho sentito che un ragazzo di origini algerine – racconta
Salvatore – circa un mese e mezzo prima dei giorni 5 e 6 aprile,
era stato picchiato. Ricordo che questo ragazzo aveva problemi
psichici. Ricordo che si chiamava Lamine. Lui stava al
padiglione Tevere ed è stato portato al Nilo, per poco tempo
anche nella nostra stanza, per una decina di giorni. So che
questo ragazzo prendeva tanti medicinali, e che dormiva sempre.
Lamine diceva che non voleva prendere gli psicofarmaci, e
cercavo di dissuaderlo, infatti qualche volta li buttava.
Ricordo che gli infermieri gli davano i medicinali e non gli
dicevano niente sulla somministrazione. Non so se Lamine fosse
stato picchiato altre volte nella stanza zero”. (ANSA).
Fonte Ansa.it