Oltre all’influenza stagionale nei bambini, in questi giorni sta destando preoccupazione il virus respiratorio sinciziale che sta facendo registrare un alto numero di ricoveri di neonati e bambini nel primo e secondo anno di vita. “Possiamo parlare di epidemia– spiega il Dott. Luigi Orfeo, membro del Comitato Scientifico di ASM, Direttore dell’Unità Operativa Complessa di Pediatria, Neonatologia e Terapia Intensiva Neonatale all’Ospedale Fatebenefratelli Isola Tiberina-Gemelli Isola di Roma e Presidente della Società Italiana di Neonatologia-. Il virus respiratorio sinciziale sta avendo lo stesso andamento del virus influenzale. Nel senso che quest’anno si è anticipato rispetto agli anni passati e si sta manifestando in maniera sicuramente molto più violenta, quindi con una contagiosità maggiore e anche con una gravità di infezione ben superiore rispetto agli anni passati. Normalmente il virus ha una sua stagionalità fra il mese di novembre e il mese di marzo, mentre quest’anno il picco si avrà probabilmente tra fine dicembre e inizio gennaio e sta portando ad un elevatissimo numero di contagi e ricoveri anche in terapia intensiva neonatale. Perché il virus respiratorio sinciziale può causare una malattia che si chiama bronchiolite, interessando quindi la parte più periferica dell’albero bronchiale del bambino, che può condurre ad insufficienza respiratoria e necessitare anche di intervento di tipo intensivo, quindi di ricovero nelle terapie intensive neonatali e pediatriche”.
Ci sono dei campanelli d’allarme e dei consigli che si possono dare ai genitori per evitare di arrivare alla fase acuta? “ Si può fare solo prevenzione – risponde il Dott. Orfeo- di tipo igienico-ambientale. Quindi stare molto attenti che i bambini, soprattutto quelli più piccoli e quelli con un’età inferiore ai sei mesi, non stiano a contatto con persone che hanno delle infezioni respiratorie. Quando si entra in casa, dove c’è un bambino piccolo, bisogna lavarsi accuratamente le mani, evitare di baciare i bambini, evitare di fumare in casa, perché anche il fumo favorisce la possibilità di avere una forma grave di infezione nei bambini. E poi, non appena si hanno dei segnali di allarme, rivolgersi al pediatra”. Quali sono i segnali di allarme? “Purtroppo queste malattie possono simulare un banale raffreddore, ma se dovesse comparire una tosse secca e stizzosa, insistente, se si dovesse presentare una difficoltà respiratoria, con un aumento della frequenza e anche della rumorosità del respiro e se il bambino rifiutasse il cibo, ecco questi sono tutti segnali che la malattia sta progredendo, che la gravità aumenta e bisogna quindi immediatamente portarlo dal pediatra per valutare il ricovero”.
Poi ci sono delle categorie di bambini particolarmente a rischio per lo sviluppo di un’insufficienza respiratoria se colpiti dal virus respiratorio sinciziale: sono i bambini ex prematuri, nati prima del termine della gravidanza, ma anche i bambini che soffrono di cardiopatie congenite o di malformazioni alla nascita che li espongono maggiormente a un rischio di grave insufficienza respiratoria in caso di bronchiolite. “Ebbene– prosegue Orfeo- una parte rilevante di questi bambini, purtroppo, oltre a essere ricoverati in ospedale, possono avere bisogno di assistenza respiratoria attraverso l’’utilizzo di respiratori automatici. È necessario che tutte le neonatologie e tutti i reparti pediatrici sul territorio italiano siano provvisti di respiratori neonatali di ultima generazione, che siano in grado di poter assistere in maniera adeguata questi bambini con insufficienza respiratoria”.
A tal fine ASM e la Fondazione ASM, che da 40 anni promuovono la prevenzione e sostengono la ricerca scientifica per migliorare la salute in gravidanza e la cura delle patologie neonatali, sono impegnate nella donazione di respiratori neonatali con la campagna “Diamo respiro alla vita dei neonati prematuri”, che ha lo scopo di donare respiratori di ultima generazione a diversi reparti di Terapia Intensiva Neonatale negli ospedali di tutta Italia. Questi apparecchi tecnologicamente avanzatissimi, progettati e prodotti interamente in Italia, sono in grado di aumentare in modo significativo le probabilità di sopravvivenza di molti fra i 30mila neonati prematuri e ultraprematuri che ogni anno nascono in Italia.