Brian May indaga sull’origine degli asteroidi. Per l’astrofisico chitarrista dei Queen, l’obiettivo è comprendere, attraverso simulazioni al computer di collisioni tra corpi celesti, come si sono formati questi sassi cosmici che in alcuni casi possono essere una minaccia per la Terra. Grazie a queste informazioni si possono elaborare strategie per difendere il pianeta da un eventuale impatto cosmico. I primi dati sono pubblicati sulla rivista Nature Communications dal gruppo coordinato da Patrick Michel, dell’Osservatorio francese della Costa Azzurra.
Lo studio è parte della missione Hera dell’Agenzia Spaziale Europea (Esa), in programma per il 2024 e il cui obiettivo è studiare la possibilità di deviare la traiettoria di un asteroide potenzialmente in rotta di collisione con la Terra. Hera sarà la prima missione a visitare il sistema Didymos, formato da due asteroidi che ruotano l’uno intorno all’altro: il principale grande come una montagna e un compagno minore delle dimensioni della piramide di Giza. “Hera rivoluzionerà le nostre conoscenze sugli asteroidi e sul modo di proteggerci da questi corpi celesti, mostrandoci cose che non avevamo mai visto prima”, osserva Brian May.
“Una delle possibilità che abbiamo è modificare la loro traiettoria: un’impresa molto complicata”, prosegue il chitarrista dei Queen. “Bisogna infatti mirare a un bersaglio di poche centinaia di metri in mezzo a milioni di chilometri di vuoto. Ma, a differenza dei dinosauri, noi esseri umani abbiamo dalla nostra parte il beneficio della conoscenza scientifica”.
La prima tappa della missione sarà l’impatto, alla velocità oltre sei chilometri al secondo, della sonda Dart della Nasa sull’asteroide più piccolo del sistema di Didymos. Poi sarà la volta di Hera, che disegnerà una mappa del cratere d’impatto e misurerà la massa dell’asteroide. La tappa successiva sarà la liberazione da parte di Hera di una coppia di mini-satelliti, i cosiddetti CubeSat, grandi come scatole di scarpe, che voleranno come piccoli droni su Didymos, con la possibilità di poggiarsi anche sulla sua superficie.
“Hera ci fornirà preziose informazioni sulla reale possibilità d’intervenire per deviare la traiettoria di un asteroide. In questo modo – conclude May – se dovessimo individuare un corpo celeste in rotta di collisione con la Terra, saremmo preparati”.