La scomparsa dei Neanderthal dalla regione del Mediterraneo occidentale non è da imputare ai cambiamenti climatici dell’ultima era glaciale, ma probabilmente alle tecnologie di caccia più avanzate dell’Homo sapiens. Lo dimostrano le nuove ricostruzioni paleoclimatiche emerse dall’analisi di stalagmiti delle grotte dell’altipiano delle Murge, in Puglia, una delle poche aree al mondo dove Neanderthal e sapiens hanno convissuto fianco a fianco, da circa 45.000 a 42.000 anni fa. I risultati dello studio sono pubblicati su Nature Ecology & Evolution da un gruppo internazionale guidato dall’Università di Bologna.
“Le stalagmiti sono degli eccellenti archivi paleoclimatici e paleoambientali”, spiega il coordinatore dello studio Jo De Waele. “La loro formazione necessita dell’infiltrazione di acqua piovana dall’esterno e questo le rende quindi un’evidenza indiscutibile della presenza o assenza di pioggia; inoltre, gli isotopi del carbonio e dell’ossigeno della calcite di cui sono composte danno indicazioni sullo stato del suolo e sulla quantità di pioggia durante tutto il loro periodo di formazione”.
Le stalagmiti pugliesi al centro dello studio mostrano una deposizione continua durante tutto l’ultimo ciclo glaciale, e anche in quelli precedenti: ciò significa che non c’è stata alcuna drastica variazione climatica. “Le analisi mostrano lievi escursioni delle precipitazioni piovose tra circa 50.000 e 27.000 anni fa, ma non tali da generare una variazione della vegetazione presente sui suoli al di sopra della grotta”, precisa Jo De Waele.
I dati emersi dallo studio sembrano indicare che le grandi variazioni del clima avvenute durante l’ultima era glaciale siano state assorbite in modo diverso nell’area del Mediterraneo rispetto a quanto accaduto nell’Europa continentale e alle alte latitudini della Groenlandia. E questo porterebbe a escludere l’ipotesi climatica come causa dell’estinzione dei neandertaliani.
“I risultati di questa ricerca rendono ancora più plausibile l’ipotesi portata avanti da diversi studiosi secondo cui alla base dell’estinzione dei Neanderthal ci sia una motivazione tecnologica”, spiega Stefano Benazzi, paleoantropologo dell’Università di Bologna, tra gli autori dello studio. “Secondo questa teoria sarebbe stata in particolare la tecnologia di caccia, molto più avanzata per l’Homo sapiens rispetto al Neanderthal, ad aver contribuito in maniera primaria alla supremazia del primo rispetto al secondo, inducendo la scomparsa dei neandertaliani dopo circa 3.000 anni di convivenza fra le due specie”.