Riposa sdraiato su un tavolo nei laboratori della Leonardo a Nerviano, pronto a svelare i suoi segreti a giornalisti e fotografi: è il prototipo della trivella tutta italiana che assaggerà la Luna, alla ricerca di acqua e altre potenziali risorse in preparazione di future missioni umane. Lo strumento, chiamato ‘Prospect’, sarà protagonista della missione Luna-27, che l’Agenzia spaziale europea (Esa) e l’omologa russa Roscosmos prevedono di lanciare nel 2025.
“La configurazione della piattaforma di lancio e la profondità massima richiesta per il sondaggio del suolo lunare ci hanno permesso di progettare il sistema come un’unica punta perforatrice lunga più di un metro: in questo modo evitiamo la complessità di dover comporre i segmenti in orbita come accadeva invece nella trivella marziana della missione Exomars”, spiegano gli esperti del gruppo Leonardo, che ha siglato un contratto con l’Esa da 31,5 milioni di euro per la realizzazione dello strumento.
La punta è in alluminio trattato, mentre la struttura esterna che fa da custodia è realizzata in fibra di carbonio: un materiale resistente ma leggerissimo, per rispettare i vincoli di peso imposti agli strumenti che possono essere caricati a bordo. Una volta giunta sul suolo lunare e disposta in posizione verticale, “la trivella potrà svolgere un arco sulla superficie lunare grazie a un giunto di rotazione, in modo da prelevare i campioni in punti differenti del suolo”, sottolineano i tecnici.
Quello che si aspettano di trovare è “regolite, secca o ghiacciata, con vari tipi di rocce”. La perforazione verrà fatta grazie a un motore di traslazione e uno di rotazione, che creeranno la spinta necessaria per entrare nel terreno. Con una potenza inferiore ai 100 Watt, pari a quella di una lampadina, la trivella compirà 60 giri al minuto e avanzerà fino a un massimo di 5 centimetri al minuto. “Nella punta abbiamo altri due motori per raccogliere due tipi di campioni: il primo – affermano gli esperti – raccoglierà fino a 5 centimetri cubi di materiale polverizzato da consegnare al braccio robotico russo, che lo porterà agli strumenti scientifici deputati ad analisi spettrali, di massa e composizione. Per la parte europea, invece, c’è un piccolo tubicino che raccoglie pochi millimetri cubi di materiale da portare in un imbuto, chiamato carosello. Questo è dotato di fornetti che scalderanno i campioni di suolo lunare: il gas emesso sarà convogliato allo strumento scientifico europeo, che dovrà verificare la presenza di acqua e altre sostanze inorganiche utili”.