Termometro, tampone faringeo e test per estrarre il materiale genetico del virus: sono queste le tre tappe sulle quali si basa la diagnosi dell’infezione da coronavirus 2019-nCoV.
Il termometro e’ la prima linea, dal momento che la febbre e’ il sintomo piu’ comune dell’infezione. Puo’ essere anche lieve e non accompagnata dai sintomi tipici delle malattie respiratorie, come raffreddore e tosse.
Il tampone faringeo e’ la seconda tappa nell’eventuale diagnosi del coronavirus e consiste nel prelevare campioni di fluido dalla mucosa della faringe con l’aiuto di un bastoncino alla cui estremita’ di trova un tampone in cotone. L’obiettivo e’ verificare se nel muso sono presenti particelle del virus. “Il tampone e’ soltanto un metodo per prelevare il materiale biologico”, spiega Andrea Crisanti, ordinario di Malattie infettive dell’Universita’ di Padova.
Il muco prelevato per mezzo del tampone viene quindi analizzato per estrarre il materiale genetico del coronavirus. Se nessuna traccia del virus viene rilevata il test e’ negativo, ma va comunque ripetuto. “Una sola risposta negativa – rileva Crisanti – non e’ sufficiente”.
Nello stesso campione si cercano inoltre tracce di altri virus, come quelli responsabili dell’influenza stagionale. “Questo passaggio e’ necessario perche’ i sintomi dell’infezione da coronavirus sono aspecifici”: sono molto simili, per esempio, a quelli della comune influenza e i test devono poter scartare ogni ipotesi.
Nel caso in cui il test riveli la presenza di materiale genetico del coronavirus si utilizzano sonde molecolari per riuscire a moltiplicarlo e ad analizzarlo.