A due mesi dal primo caso del 21 febbraio 2020 a Vo’, vicino Padova, l’analisi dei tamponi eseguiti sulla popolazione mostra tre dati interessanti: la maggior parte delle nuove infezioni sono avvenute prima del lockdown o da persone asintomatiche con cui vivevano insieme; il 43.2% dei casi confermati erano asintomatici; nei bambini fino a 10 anni non è stato rilevato alcun positivo. Lo indica la ricerca coordinata da..’infettivologo Andrea Crisanti, dell’università di Padova, pubblicata su MedRxiv, il sito che raccoglie i lavori non ancora validati dalla comunità scientifica.
Dopo il primo decesso per la Covid-19, le autorità regionali venete hanno imposto il lockdown sull’intero territorio di Vo’ per 14 giorni. I ricercatori hanno lavorato raccogliendo dati su demografia, sintomi, ricoveri, rete di contatti e presenza dell’infezione con due momenti di screening fatti con i tamponi, eseguiti a circa 9-10 giorni l’uno dall’altro.
“Su 3.300 abitanti, abbiamo fatto tamponi a 2.800 abitanti nella prima sessione di campioni all’inizio del lockdown, e a 2.400 persone nella seconda, alla fine del lockdown”, dice Enrico Lavezzo, primo autore dello studio.
Il primo giro di tamponi ha rilevato la presenza dell’infezione in 73 persone (2.6%), mentre nel secondo giro, nell’1.2%. Dalla seconda fase di campioni sono emersi 8 nuovi casi, di cui 6 in conviventi di persone positive al primo test. Complessivamente il 43.2% dei casi confermati dai tamponi erano asintomatici. “Non abbiamo trovato grandi differenze – prosegue – nella quantità di particelle virali presenti nelle persone sintomatiche e quelle asintomatiche”.
Il tracciamento dei contatti dei nuovi casi positivi e la ricostruzione della catena di trasmissione ha mostrato inoltre che molte delle nuove infezioni, nella seconda ondata di tamponi, si erano avute nella prima del lockdown o dai casi asintomatici che vivevano nella stessa casa”. Rimane però un ‘rebus’, quello dei bambini.
“Su oltre 200 tamponi fatti tra gli 0 e 10 anni, non è emerso alcun caso positivo. Ciò vuol dire che o non se lo sono preso, o che hanno una particolare resistenza o che se lo sono preso ma riescono a eliminare il virus più in fretta, ma questo lo si potrebbe verificare con l’analisi degli anticorpi”, prosegue Lavezzo.
Questo studio, concludono i ricercatori, getta “nuova luce sulla frequenza delle infezioni asintomatiche e della loro contagiosità, dando nuovi indizi sulla rivelabilità ed efficacia delle misure di controllo implementate”.