Piccole pozze d’acqua liquida ricche di ossigeno, nascoste tra i ghiacci: la loro presenza è stata decisiva perché la vita riuscisse a sconfiggere l’era glaciale, sopravvivere al periodo il più rigido che la Terra abbia conosciuto, il Cryogeniano, compreso fra 850 e 635 milioni di anni fa. È quanto emerge dallo studio pubblicato sulla rivista dell’Accademia delle Scienze degli Stati Uniti (Pnas) dal gruppo dell’Università canadese McGill coordinato da Maxwell Lechte.
All’epoca i ghiacci erano così estesi che gli esperti parlano di Terra a palla di neve. Ricoprendo gran parte della superficie del Pianeta e interrompendo l’apporto di ossigeno, i ghiacci avrebbero dovuto ostacolare la diffusione della vita. Invece, analizzando i sedimenti rocciosi in Australia, Namibia e California relativi al periodo della glaciazione, gli autori dello studio hanno scoperto che alcune forme di vita sono riuscite a escogitare nuove strategie di sopravvivenza, e a sfruttare le piccole aree degli oceani in cui il ghiaccio fondeva.
Dall’analisi dei sedimenti, soprattutto quelli ricchi di ferro, sono infatti riusciti a ricostruire i livelli di ossigenazione durante la glaciazione. “In pratica – ha spiegato Lechte – alcune bolle d’aria rimaste intrappolate nei ghiacci sono state rilasciate nell’acqua durante la fusione del ghiaccio, arricchendola di ossigeno. Un fenomeno che prende il nome di pompa di ossigeno glaciale. La nostra ipotesi – ha concluso l’esperto – è che alcune forme di vita abbiano utilizzato questa riserva di ossigeno per ossidare il ferro disciolto in acqua e ricavare, così, energia”, sopravvivendo al periodo glaciale.