Arriva dal Cern una nuova misura dell’ormai celebre bosone di Higgs, la più precisa fino ad ora. Gli autori dei nuovi risultati sono gli esperimenti Atlas e Cms, che sono anche riusciti ad osservare fenomeni estremamente rari, scovandoli in mezzo ai 10.000 miliardi di miliardi di collisioni avvenute tra il 2015 e il 2018. Le misure hanno confermato la validità del Modello Standard, la teoria di riferimento della fisica delle particelle, e sono state presentate alla conferenza 2019 sulla Fisica delle Alte Energie della Società Europea di Fisica, che si tiene a Gand in Belgio.
Il bosone di Higgs, teorizzato nel 1964 e rilevato per la prima volta nel 2012, è la particella associata al campo di Higgs, che secondo la teoria permea l’universo conferendo la massa a tutte le particelle elementari. Tuttavia, la forza delle interazioni tra il bosone e le altre particelle dipende dalla massa di queste ultime: tanto più sono massicce, tanto più forte sarà l’interazione e tanto più facile sarà osservarla. È quindi di particolare interesse il risultato ottenuto da entrambi gli esperimenti presenti al Cern, che sono riusciti a rilevare anche interazioni con particelle più leggere, estremamente rare.
“Identificare queste particelle in mezzo a tutte le altre è una sfida enorme”, spiega Roberto Carlin, dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (Infn) e a capo di Cms. “Siamo molto felici di aver dimostrato che siamo in grado di superare questo ostacolo”. Atlas e Cms continueranno le osservazioni nel corso del terzo ciclo di attività dell’acceleratore di particelle Lhc, che si svolgerà tra il 2021 e il 2023, e nella nuova era dell’Lhc “ad alta luminosità” (High-Luminosity Lhc), che prenderà il via a partire dal 2026.