Intelligenza artificiale, realtà aumentata e smartphone uniscono le forze per raccontare le storie di chi è a rischio di emarginazione, come le comunità di migranti e poveri: il risultato è un’app per l’inclusione sociale. Il progetto si chiama Memex, è finanziato dall’Unione Europea con circa 4 milioni di euro in tre anni ed è guidato dall’Italia, con l’Istituto Italiano di Tecnologia (Iit), con la partecipazione di centri di ricerca, Ong e aziende italiani ed europei.
“Dovremo unire in maniera armoniosa gli aspetti tecnologici e scientifici, con quelli più sociali e di mediazione culturale. Le tecnologie Memex saranno costruite ascoltando le esigenze di quelle comunità che sentono il bisogno di raccontare la loro storia”, rileva Alessio Del Bue, coordinatore del progetto e responsabile della linea di ricerca Pavis dell’Iit.
Foto, video, mappe e schede informative dei luoghi vissuti sono gli strumenti per raccontare le storie delle comunità a rischio. Per questo il progetto prevede di mettere a punto un software per la geo-localizzazione di persone e oggetti, l’integrazione di strumenti per gestire la struttura narrativa delle storie, il collegamento con le informazioni sul patrimonio artistico-culturale del territorio. Un’analisi dei bisogni sociali delle comunità di riferimento accompagnerà lo sviluppo tecnologico dall’inizio alla fine della progettazione.
In linea con gli obiettivi di inclusione sociale del programma Europa 2020, il progetto prevede i primi test a Parigi, fra gli abitanti a rischio di povertà del XIX distretto, a Barcellona, fra le donne migranti, e a Lisbona, nelle comunità nate dalle prime immigrazioni in Portogallo.
Fanno parte del consorzio guidato dalliIit Università Ca’ Foscari di Venezia e le aziende italiane Ey ed Eccom, la svedese Mapillary, i portoghesi Interactive Technologies Institute &ndash Larsys e Mapa das Ideias, inoltre Michael Culture (Belgio), Dedalè (Francia), InterArts (Spagna), Noho (Irlanda).