(ANSA) – TRENTO, 1 LUG – Dopo la decodifica del genoma di vite, melo, fragola, lampone, olivo, pesco e di insetti come la Drosophila suzukii e loro patogeni (Plasmopara viticola) la Fondazione Edmund Mach è coinvolta in un’altra importante attività di sequenziamento: il codice genetico dell’abete bianco. Un team internazionale, che per l’Italia ha coinvolto Fem in collaborazione con Università di Trento, Cnr e C3A, è riuscito a decodificare il patrimonio genetico di un abete bianco partendo da un albero di un bosco a Birmensdorf, in Svizzera. Per completare il sequenziamento è stato necessario decodificare 18 miliardi di coppie di basi azotate, ossia dei singoli tasselli che compongono il dna dell’albero. Una cifra 6 volte superiore alle coppie di basi presenti nel genoma umano.
Nonostante l’alto numero di sequenze genomiche ripetute abbia reso il compito dei ricercatori complesso, i componenti del patrimonio ereditario che contengono geni sono ben descritti.
Per comporre un quadro complessivo a partire da questi tasselli i ricercatori hanno ancora, però, molto lavoro da compiere. L’abete bianco, con le sue radici profonde, resiste meglio di altre specie ai forti venti. Questa specie è molto diffusa in Trentino occupando più del 10 % del patrimonio forestale e raggiunge dimensioni notevoli con esemplari anche di quasi 50 metri.